Paolo Scagliarini, una vita tra militanza cattolica e militanza politica privilegiando la prima, tra giornalismo e cultura, tra associazionismo ed il dedicarsi agli altri, il tutto da conciliare con la delicata professione di avvocato. Attualmente dirige La Fiaccola, perodico che dà spazio alla riflessione spirituale ed alla testimonianza dei cristiani.
Allora Paolo, cosa ti ha spinto nel 2006 ad immergerti nella missione fideistica rilevando, per dirigerla, La Fiaccola?
“La “missione fideistica”, come la chiami tu, è quella che come cresimato ho sentito il dovere di intraprendere. Col Battesimo il cristiano è incardinato nel Corpo mistico di Cristo, con la Cresima è chiamato all’annuncio del Regno. È molto semplice ed è tutto qui. Con La Fiaccola, avendo la passione per il giornalismo, ho deciso di dedicarmi, insieme ad altri amici, all’annuncio della morte e risurrezione di Cristo quale evento prevalente ed assorbente rispetto a qualsiasi altro aspetto della vita”.
Intitolasti il tuo primo editoriale “Rompiamo il silenzio”. Che messaggio hai voluto mandare?
““Rompiamo il silenzio” era in realtà un appello alla testimonianza, a dire che ci siamo anche noi, che esiste un modo differente di vedere le cose che non sia quello monetario. L’appello è stato lanciato in un momento nel quale l’opinione pubblica era appena uscita dall’impegno della consultazione referendaria del 12 e 13 giugno 2005, fallita per il mancato raggiungimento del quorum, con la quale i radicali richiedevano l’abolizione dei limiti alla ricerca clinica e sperimentale sugli embrioni, l’abolizione di limiti, finalità, diritti dei soggetti coinvolti all’accesso alla procreazione medicalmente assistita e l’abolizione del divieto della fecondazione eterologa istituendo artatamente un diritto delle coppie a diventare genitori a tutti i costi, con l’abrogazione delle specifiche disposizioni della legge 40 del 2004 che regolamentava la procreazione medicalmente assistita.
Per altro verso, in quel periodo i mezzi di informazione ed il dibattito pubblico erano impegnati in un montante dissertare anche sulle istanze progressiste di rimozione dei crocefissi dalle aule scolastiche e dai luoghi pubblici, in nome della laicità dello Stato, e che hanno trovato un argine nella sentenza 556/2006 con la quale il Consiglio di Stato aveva definitivamente respinto un ricorso in tal senso. Bene, nonostante i temi sul campo non fossero di poco conto, ritenni flebile la voce e le ragioni che si alzarono in difesa della Vita e ancor più dell’Identità cristiana della nostra civiltà, ragion per cui decisi per un foglio sul quale poter riflettere, meditare, ritrovarci ed annunciare”.
Perché La Fiaccola guarda, in particolare, al Cristianesimo d’oriente?
“Il Cristianesimo d’oriente è molto vicino alle radici più di quanto si possa credere. Il Vangelo è stato offerto al mondo su un substrato culturale ellenistico che non va pertanto affatto sottovalutato. Le antiche tradizioni apostoliche e i padri della Chiesa, maestri impareggiabili ed imprescindibili di esegesi dei testi sacri e di mistagogia, ne sono un esempio. Dunque, non possiamo prescindere dal Cristianesimo d’oriente semplicemente perché in esso siamo saldamente ancorati”.
La Città di Dio è oggi assediata da forze oscurantiste che mirano a mettere in discussione il Creatore ed a distruggere quanto fatto dal Creatore. Nella difesa della Città noti delle differenze fra la Chiesa d’occidente e quella d’oriente?
“Più che la Città inespugnabile di Dio, è l’uomo ad essere assediato dal suo Io. L’antico errore di sostituirsi al Creatore persiste. Continua a devastare il creato e miete vittime tra gli uomini che, prigionieri di una miope autoreferenzialità, sono diventati legislatori e giudici di se stessi. Questo fenomeno, conseguenza diretta della cultura relativista, crea non pochi problemi anche nell’accettazione delle regole e nella legittimazione delle fonti di esse: per il mondo non c’è più nulla di trascendente, di intangibile, di sacro. Tutto è qui sotto i nostri piedi, tutto è misurabile, comprensibile, ottenibile; tutto è diventato disponibile ai desideri dell’uomo, persino la vita stessa. Non esistono limiti, neppure quelli naturali, per cui l’uomo è arrivato anche a negare l’oggettività del suo genere ricercandone altro.
Questo è un fenomeno globale che non ha una delimitazione geografica. La Città di Dio oggi potrebbe essere individuata nella famiglia credente, nelle comunità monastiche, nelle confraternite ma non c’è luogo che vada esente da tentazioni e dove i fumi del mondo non penetrino. Città di Dio è certamente anche il singolo uomo, perché è ontologicamente immagine di Dio. È dunque l’uomo che deve difendere questa sua preziosa natura, ma per poterlo fare deve prima scoprirla, conoscerla. Scoprendola e conoscendola potrà ritrovarla nel volto del suo simile e con questi concorrere nella realizzazione del Regno fondato, inaugurato e retto da Cristo. Ecco, proprio a tal proposito, va evidenziato che la Chiesa d’oriente ha nella sua tradizione la figura del padre spirituale che in questo senso aiuta il fedele comune a riconoscersi e a crescere nella fede”.
Disastro Covid. Mentre è in atto una super campagna vaccinale, alcune forze politiche che si battono per la vaccinazione totale e, quindi, per “salvare vite umane”, lo scorso 8 settembre hanno votato favorevolmente, in commissione Giustizia della Camera, la mini coltivazione in casa della cannabis. Che riflessioni intendi fare su questo strano modo di difender la vita?
“Lo Stato italiano oltre 70 anni fa si è dato una Costituzione che all’art. 32 così recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Quest’articolo è senza dubbio d’intralcio a quanto il governo Draghi, nella persona del suo presidente, ha dichiarato di aver intenzione di fare relativamente all’obbligatorietà del vaccino anti-covid. Ma quanto potrà reggere questa norma garantista se il Parlamento dovesse promulgare una legge? È pur vero che il corpo elettorale potrebbe essere consultato in sede referendaria, ma tant’è. Lo stesso dicasi per quanto riguarda la mini coltivazione della cannabis, senza dimenticare che lo scorso 18 settembre sono state raggiunte le 500.000 firme per indire un referendum che, se dovesse trovare il consenso degli elettori, di fatto abrogherebbe l’articolo 4 della legge sugli stupefacenti, depenalizzando coltivazione, possesso, e uso della cannabis eliminando anche la sanzione amministrativa. A ciò si aggiunga che già con il referendum del 18 e 19 aprile 1993 i radicali ottennero l’abrogazione delle pene per la detenzione ad uso personale di droghe leggere.
Secondo lo Stato la salute è “fondamentale diritto dell’individuo” e solo in quest’ottica è “interesse della collettività” ma allora come giustificherà lo Stato la richiesta da parte di centinaia di migliaia di elettori un referendum per l’abrogazione parziale dell’articolo 579 c.p. per permettere l’introduzione dell’eutanasia? Altro che difesa della salute!
È evidente che lo Stato di oggi non ha un obiettivo da perseguire, una missione da compiere, ma naviga a vista. Tutto può essere rimesso in discussione basta che lo voglia la maggioranza del corpo elettorale che oggi è questo ma domani, con i flussi migratori e con le potenzialità demografiche dei nuovi arrivi, non ci è dato sapere come sarà caratterizzato.
Stando così le cose ci sarebbe da chiedersi fino a quando e fino a che punto, noi che indegnamente ci professiamo credenti, potremo seguire Cesare se apparteniamo a Dio? Il problema che tra non molto dovremmo affrontare sarà quello che già affrontarono i primo cristiani: Battesimo o cittadinanza? E a quale costo?”.
Stiamo percorrendo un lungo tunnel dal quale non si riesce ancora a vedere la luce. La Fiaccola che dirigi, nel suo piccolo, come illumina la galleria?
“La luce della quale chiedi c’è e brilla più che mai. La galleria, in fin dei conti, è un’illusione. Il Signore della storia è Cristo che con la sua resurrezione ha disperso le tenebre e ha restituito, ai morti nei sepolcri, la vita. È Lui il vincitore e noi ne stiamo già beneficiando. La Fiaccola, con le sue prestigiose firme, vuole essere di aiuto in questo allenare i nostri occhi, anche quelli di coloro che scrivono, a vedere oltre le ombre e a decifrare i segni dei tempi di grazia che stiamo vivendo. Basta un po’ di esercizio. Ecco, nelle nostre pagine ci esercitiamo a vedere oltre, essendo certi che non resteremo delusi”.
Ci sarà o no una definitiva ricomposizione dei rapporti fra cattolici e ortodossi?
“Questo è un tema che, nelle pagine de La Fiaccola, ho affrontato più volte. Cosa si intende per ricomposizione? Cosa è dato fare agli uomini e cosa invece Cristo ha riservato a sé? Fra cattolici-romani ed ortodossi è vero ci sono state e ci sono incomprensioni. Uno scisma alle spalle che dura da un millennio, reciproche scomuniche poi reciprocamente ritirate, lustri di convegni e preghiere per l’unità per la ricomposizione. Tutto ciò è umano e pertanto imperfetto o meglio in fase di essere perfezionato. Ma non dimentichiamoci che per i Cristiani, di qualsiasi confessione essi siano, capo della Chiesa è Cristo. È Lui il buon pastore, è Lui che raduna il suo gregge. Ma allora se è così come possiamo pensare di avere tanto potere da poter dividere il suo santo gregge? Di solito, quando si parla di unità dei Cristiani si fa riferimento al capitolo 17 di Giovanni dove è la preghiera di Gesù al Padre, prima della sua passione, e dove viene pronunciato il famoso “ut unum sint” (affinché siano uno). Bene, ricordi forse di aver letto nel Vangelo una preghiera, una sola preghiera di Gesù che non sia stata esaudita dal Padre? Sono tante le cose che non sono visibili all’occhio umano, certamente tra queste, nonostante tutto, c’è anche l’unità della Chiesa di Gesù Cristo”.
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