La sinistra è in crisi, annaspa fra polemiche e vuoto di idee. Una parte della sinistra moderata teme che il politicamente corretto tanto sbandierato fra le sue fila possa, a lungo andare, assumere risvolti illiberali e antidemocratici. Lo hanno denunciato sia l’”Economist” sia “Repubblica”.
Ma questa situazione dipende dal fatto che la sinistra più estremista non sa come favorire una ripresa, perde consenso e, nello stesso tempo, in campo culturale, non dice più molto, anzi accentua – dopo decenni – la “lotta contro il fascismo”. La nuova parola d’ordine, quindi, è il richiamo all’antifascismo, esasperando sempre più i termini del dibattito. Così, a freddo, e mesi dopo il 10 Febbraio, c’è un attacco di un docente-intellettuale di sinistra alla legge del 2004 con la quale è stata istituita “la Giornata del Ricordo delle Foibe”. Altri compagni scendono in campo e prendono le difese del professore e seguono la stessa strategia. Ma lo scopo non è solo quello di varare un filone negazionista oppure riduzionista – a seconda dei casi – delle foibe, sul numero delle vittime e sugli esiti della tragedia del confine orientale italiano. Si tratta di rilanciare il filone dell’antifascismo con lo scopo di trovare un collante per riaccendere le piazze. E così, c’è chi definisce “cagna” la leader della destra italiana, Giorgia Meloni, ci sono coloro che di notte, con il favore delle tenebre e la certezza di non rischiare troppo, entrano nel Campo della Memoria di Nettuno dove sono sepolti militari italiani caduti per difendere l’Italia e distruggono lapidi e addirittura trafugano due feretri di militi della X Mas. Si sa, gli antifascisti, collaborazionisti degli Alleati, combatterono con gli angloamericani e con l’esercito di Tito contro l’esercito italiano della RSI. E gli antifascisti di oggi rilanciano quella battaglia ideologica, dopo 76 anni, accentuando i termini della polemica di fronte a un movimento politico, il fascismo, che non c’è più dal 1945. La “falsificazione storica” insieme ad atti vandalici e intolleranti fanno una partita unica.
E’ opportuno fare qualche riflessione, lasciando da parte le tesi negazioniste e riduzioniste. Non tanto sulla inferiorità culturale e morale della sinistra ma sul clima che si sta creando e sui motivi che spingono a estremizzare a sinistra certe posizioni. Perché questa strategia? Innanzitutto la perdita di terreno e di agibilità politica, poi la carenza di idee. La sinistra è sempre più impantanata in una crisi di identità che deriva dal fallimento di tutte le sue analisi e ideologie.
Tre sono i segnavia di questa crisi: a) le analisi sbagliate e la pesante e definitiva sconfitta nella lotta di classe che si è succeduta per decenni; b) L’implicita scelta neoliberale divenuta il punto di riferimento per trovare un’ancora di salvezza che però allontana la base dal vertice facendo perdere seguito; c) La riproposizione del mito dell’antifascismo come elemento politico di riferimento nonostante il fascismo non esiste più dal 1945.
Eppure c’erano state le analisi sulla società neocapitalista, il comunismo rivoluzionario, il ’68, le teorie della scuola di Francoforte con Adorno, Sartre, Habermas, Horkheimer, Fromm, Benjamin (non più citati né studiati) e i tanti professori e professorini che hanno tentato di rilanciare il neomarxismo; c’è stato il terrorismo comunista degli anni Settanta e le feroci dittature comuniste nel mondo che sembravano controllare bene la tenuta dell’ideologia che propugnava la “dittatura del proletariato”. Ma nulla si è concretizzato. Tutto sembrava andare verso l’affermazione del comunismo nel mondo. Le lotte sindacali e le proteste di piazza facevano pensare alla imminente affermazione dei partiti di sinistra sul neocapitalismo. Negli anni Settanta del secolo scorso, i maggiori giornali assunsero una linea editoriale di sinistra, le case editrici progressiste furono ampiamente appoggiate e rafforzate da istituzioni e interventi vari, le Università erano nelle mani della sinistra. Il Pci e il Psi dettavano la linea ai propri professori e professorini (che incarnavano la figura dell’intellettuale organico), il Partito comunista riceveva enormi finanziamenti dall’Unione sovietica.
Nel giro di un paio di decenni, la sinistra ha perso tutto, anche il Partito comunista, che non esiste più. Non solo: la lotta di classe tanto sbandierata, l’ha vinta in maniera schiacciante il neocapitalismo, anzi il cosiddetto “turbocapitalismo”. Ma il turbocapitalismo, di impostazione neoliberale, ha una visione mercantile, materialista ed economicista, con punti in comune, quindi, con il marxismo. Due facce della stessa medaglia in conflitto fra loro. Per ovviare a questa pesante sconfitta, abbandonate le parole d’ordine del comunismo (lotta di classe, dittatura del proletariato, nazionalizzazione delle imprese, abolizione della proprietà privata, ateismo di Stato, materialismo storico ecc.) la sinistra in crisi ora rilancia, in maniera oltranzista, una politica “antifascista”, con al centro i diritti dell’uomo. Per radicare questa battaglia la sinistra di fatto slitta verso un liberalismo sinistrorso e per rafforzare i termini di questa nuova dinamica, l’elemento aggregante viene considerato l’antifascismo. Niente nuove proposte per la società, per l’economia, per la scuola, ma la radicalizzazione dell’antifascismo. Una chiamata a raccolta paradossale perché il fascismo non esiste più e la sinistra finge di non saperlo. E’ una categoria storica, non più politica, anche se per la verità non tutti gli istituti politici e giuridici del ventennio sono superati (si pensi, a esempio, a quelli riportati pari pari nella seconda parte della Costituzione italiana relativi al lavoro, la previdenza, l’economia ecc.). Ma la sinistra in crisi finge che il fascismo sia vivo, finge che sia un pericolo, anzi il pericolo e lo considera il male assoluto. E’ il legante fra le varie componenti della sinistra, è il “richiamo alla battaglia” necessario, a qualsiasi costo, per trovare un tema che unifichi e rilanci la sinistra occultando il pauroso vuoto di idee. Ecco perché, di volta in volta, attaccano esponenti, politici, leggi dello Stato italiano come la legge del 2004 sulla Giornata del Ricordo, si richiama la barbarie di piazzale Loreto profanando cimiteri, trafugando tombe di militari che hanno combattuto, in divisa, per l’Italia, sollevando polemiche inventate di sana pianta. La sinistra annaspa, il neocapitalismo materialista è ben stabile al potere. La contesa fra loro è però sospesa.
Concordo. Che schifo i cultori dell’antifascismo oggi, con il fascismo morto da 76 anni! Con i comunisti che, storicamente mai, in nessun luogo, hanno mai minimamente rispettato i diritti dell’uomo…