“Il caso. I camerati ‘portano’ la Santuzza. I leader di Audaces in processione”? Suvvia, cari colleghi di Repubblica, ma che notizia è mai questa? Dov’è il caso? Dove il crimine, dove la contraddizione? Fateci capire, se uno è di destra non può partecipare alla processione della santa patrona? Manco fossero mafiosi. La bestemmia è la vostra, che non avete senso della misura e non avete coordinate culturali per capire che la fede è fede e non altro. Va bene che – per dirla con Guareschi – Dio vede e Stalin no. Ma voi siete proprio miopi. Anzi, ignoranti. Appunto perché ignorate tantissime cose (a partire da quali siano gli ingredienti che compongono la realtà). Ignoranti, perché non leggete (se non le cose che vi fanno eco). E se leggete non riflettete. E se riflettete è difficile che arriviate alla dolorosa decisione di superare le vostre comode posizioni preconfezionate.
La verità è che sognate un mondo fatto di liste di proscrizione in cui, se c’è qualcuno che non la pensi esattamente come voi, sia vietato di bere anche il caffè al bar. Chiaro che vi sia una contraddizione tra cattolicesimo e massoneria (sapete perché? Studiate!); chiaro pure che vi sia una contraddizione tra cattolicesimo e mafiosità (ma c’è voluto il sangue di santi come don Pino Puglisi a metterla in luce). E se proprio dobbiamo dirla tutta, la contraddizione autentica è quella tra il comunismo ateo (o il radicalismo agnostico di cui siete interpreti viventi con Eugenio Scalfari pontefice) e la Chiesa. La provvidenza però ha voluto che con lungimiranza il Concilio Vaticano II non emettesse una condanna solenne che avrebbe mortificato tantissimi uomini di buona volontà: in fondo, la storia di lì a breve ha fatto da sé il proprio corso verso la liberazione milioni di persone oppresse dal materialismo.
Come fa un non credente a decidere chi lo è davvero? È l’ignoranza a farvi parlare. Inutile che pensiate che il vero credente sia quello che ha le vostre identiche idee sul tema dell’immigrazione. Che peraltro non è tema di fede, semmai di morale e/o politica. Se aveste studiato un po’ di più capireste che all’interno della stessa Chiesa ci sono sensibilità differenti sul tema. San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano accenti diversi rispetto a papa Francesco. Tutti e tre tuttavia hanno sempre avuto i piedi ben saldi nella difesa della dignità della persona umana (studiate nel frattempo la Gaudium et Spes e il Compendio della dottrina sociale della Chiesa!). Insomma se è cristianissimo (e umanissimo) ritenere che chi affoga in mare vada sempre e comunque salvato. E altrettanto cristiano non tollerare (e ostacolare) l’iniziativa spregevole di scafisti e nuovi schiavisti.
C’è una cosa in più da sapere: se accogliere è un valore, lo è anche il sacrosanto diritto di qualsiasi uomo a vivere, amare e morire nella propria terra. Il diritto cioè a non emigrare. Come lo è anche un altro valore che la Chiesa riconosce da sempre e Bergoglio ha rilanciato andando in Bolivia: “I popoli chiedono che la loro cultura, la loro lingua, i loro processi sociali e le loro tradizioni religiose siano rispettati”. Anche per questo i ragazzi di Audaces fanno bene portare in spalla la santa Patrona.
Fanno bene a urlare a squarciagola “Viva Santa Rosalia”. Certo, lo facessero con il braccio teso sarebbero da censurare immediatamente (ma dalle risposte che hanno dato proprio a voi di Repubblica non sembrano i tipi, anzi). Pare che la loro tempra sia tutt’altra. Altrimenti non avrebbero risposto che “non ci imbarazza ascoltare idee diverse dalla nostra” davanti all’inutile domanda se le parole pro-migranti dette dall’arcivescovo in processione li abbiano o no imbarazzi. Il problema vero è se, tra i bagordi della festa, il gregge abbia davvero ascoltato il proprio pastore. Ma quella è davvero un’altra storia e lasciamo che siano i preti a accuparsene.