Hanno scaricato Daniele De Rossi. Roma giallorossa s’è mobilitata: o torna lui o ce ne andiamo noi. Intendendo, per noi, i tifosi, i simpatizzanti. Cambiano gli allenatori (non è sempre colpa di Spalletti), cambiano i dirigenti (Mago Monchi se ne è tornato a casa) ma la società non demorde: via tutte le bandiere.
Capitan Futuro, che per colpa del nomignolo s’è visto scivolare davanti tutto il presente di oltre vent’anni in giallorosso, poteva fare il dirigente. Almeno così hanno detto dalle parti della società. Ma lui sta bene e vuole continuare a giocare. E che marcasse male se n’è accorto perché in tutto quest’anno nessuno s’è pigliato la briga di chiedergli cosa avrebbe voluto fare al termine del contratto attuale. Forse erano troppo impegnati a studiare qualche nuova e scintillante strategia di marketing, forse erano assorbiti troppo dalla questione dello stadio di proprietà.
Ma la società americana di Pallotta farebbe meglio a capire che è inutile aprire sette nuovi negozi, è inutile far casino per costruirsi lo stadio se poi ai tifosi, che sono pazzi e irrazionali altrimenti non spenderebbero manco una lira per andare a vedersi le partite in impianti fatiscenti o su tv che incensano tutto a prescindere, gli togli le bandiere, se non ne fai crescere altre perché (Salah, Alisson e via discorrendo) il Liverpool paga bene.
La società deve fatturare, dicono. E deve rimanere competitiva, affermano. Deve ridurre le spese, deve pensare a far quadrare i conti. Insomma, il calcio moderno – lontano le mille miglia dall’epica e dall’etica del sacrificio e del dono – è roba da ragionieri. Banale, dunque, come un Filini qualsiasi.
Ma De Rossi non è mai stato un calciatore banale. E annunciando sostanzialmente il suo addio ha detto: “Mi troveranno con il panino e la birra in qualche settore ospiti a tifare i miei amici”. Ecco, la società gli toglierà il campo ma la maglia, la passione spinta oltre ogni ragione, quella stessa su cui lucrano apertamente i megadirettori della pedata contabile della partita (non quella di Champions) doppia, quella non potranno mai strappargliela di dosso.
A Roma si mobilitano solo per scemenze. De Rossi ha 36 anni, scaduto il contratto, ma che volevano i tifosi: il premio alla carriera sotto forma di un ulteriore contratto? Ma in quale ámbito lavorativo ció avviene?
Le bandiere servono in molti contesti, ma non in campo a correre dietro un pallone e vale per tutti!
De Rossi poteva ancora dare tanto, un grandissimo uomo prima che un ottimo calciatore, un leader con un intelligenza ed una cultura molto superiore a quella della media dei calciatori, ma il problema non è di adesso, De Rossi è la goccia che fa traboccare il vaso, il problema è una società senza visione ampia, senza strategie costruttive, ma attenta solo alla plusvalenza ed al guadagno immediato, senza un progetto che porti veramente ad aumentare non solo prestigio e bacheca, ma conseguentemente introiti e valore del marchio, il tutto è strettamente connesso, se non si vince nulla non si cresce, se non si cresce non si vince nulla, la squadra viene distrutta ogni anno, quando pare ci si possa avvicinare al livello delle grandi si torna indietro, questa società non merita rispetto alcuno, dal buffone di Boston al “testa grigia” di Londra…
I grandi uomini non corrono dietro ad un contratto quando l’età è ormai passata… Il riconoscimento non lo fanno i quattrini di un ultimo contratto “alla Totti”, totalmente pernicioso alla Società…
Popolo molle e sentimentaloide… adesso capiamo bene perchè è destinato a scomparire…
Mi tocca concordare con Guidobono. A Roma i cittadini si mobilitino piuttosto per lo stato di degrado in cui versano molti angoli della loro bellissima città, in cui hanno il privilegio di essere nati e di risiedere. Si mobilitino contro le troppe inefficienze che la affliggono, penso agli autobus dell’ATAC o alle tre stazioni della Metro fuori servizio. Ma allo stesso tempo mi viene da dire anche che se De Rossi ha ancora voglia di giocare, è giusto che la società lo trattenga fino a quando se la sente, anche perché lo si voglia o meno, è una bandiera dell’AS Roma. Ma si sa, oggi il business nel calcio prevale più di ogni altro aspetto, quindi ai proprietari yankee dell’ASR non gliene frega nulla di tutto ciò, ci sono costi da tagliare.
Felice se hai seguito la vicenda non si tratta di soldi perchè de Rossi aveva chiesto di rimanere anche con un contratto in cui gli venivano pagati solo i premi presenza, significa che se non avesse giocato nemmeno una partita sarebbe rimasto “aggratis”, per quanto riguarda la mobilitazione anche per altri motivi ok sono daccordo, ma chi non è romano evidentemente non può capire cosa significa a Roma, così come a Napoli o a Genova l’identificazione con la squadra della propria città, con dei simboli, una maglia, una bandiera, so che può sembrare cosa frivola ma il calcio è fotografia della realtà sociale e pertanto anche la protesta per un simbolo che viene oscurato ha la sua ragion d’essere, del resto siamo ospiti di una piattaforma chiamata Barbadillo… poi a Roma ci si mobilita anche per altro(basti vedere le ultime vicende), il problema è… come dire, che gli interessi degli uni non corrispondono a quelli degli altri e la città è sempre stata terreno di scontro di poteri di vario tipo.
Comunque detto per inciso io non contesto la scelta della società per motivi romantici, la contesto semplicemente perchè la ritengo una scelta sbagliata ai fini del bene della squadra, della società e dello spogliatoio, infatti ora si scatenerà il solito fuggi-fuggi da Roma e in più le solite ripercussioni ambientali, se io fossi stato un dirigente non avrei mai preso questa decisione proprio per motivi strategici e di pragmatismo tout court.
Stefano. Se ti piace lo sport per lo sport dedicati al lancio del giavellotto. Se sei un calciatore professionista è chiaro che prevale la logica del denaro. E questo De Rossi lo sa bene e non faccia la vittima! Non esiste: uno gioca finchè se la sente… Un Del Piero se la sentiva anche a 42 anni, forse, ma non era vero! Gli altri devono giudicare e decidere…
Si Felice, che sia la società a dover mettere un punto sono daccordo con te, ma ci sono modi e modi, e infatti questo è lo stesso trattamento che hanno riservato a Del Piero, con una differenza,che Del Piero aveva se non sbaglio un paio di anni in più e che la piazza juventina non è quella romana, poi secondo me mentre la Juve poteva in quel momento tranquillamente rinunciare a Del Piero la Roma oggi non ha questi grandi campioni da poter rinunciare a De Rossi…poi sono punti di vista ci mancherebbe.
Non parlo da romanista ma da laziale, penso che ormai le squadre non vogliano più dei giocatori bandiera che con l’avanzare dell’età avanzano pretese per cui se hanno mercato e qualche squadra di qualche campionato emergente come la Cina o l’India che sono pieni di soldi li cedono lì.
Nulla contro De Rossi in particolare, ma mi fanno ridere i calciatori di oggi, con la barbona e che fanno la faccia da duro. Prima gli uomini andavano in guerra, duellavano, credevano in qualcosa, ora basta avere la barbona…
Le zecche ringraziano. Così trovano un focolare tiepido in inverno….
Ragazzi nel calcio non ci sono più ricchi scemi che investono miliardi per la squadra, non c’è più l’attaccamento alla maglia che ha contraddistinto giocatori come Platini’, Stromberg, Matthaeus, Bergomi o anche Totti quel calcio è morto negli anni 90 quando qualcuno buttò sul piatto svariati miliardi per comprare prima Baggio che andò alla Juve e successivamente con i casi Lentini al Milan e Gascogne alla Lazio che poi negli anni successivi a Roma fu molto scarso per via dell’infortunio.