Un Pietrangelo Buttafuoco in gran forma interviene al Salone del libro censurato di Torino e, attraverso la figura di Cyrano de Bergerac celebra la disobbedienza e il trattato del ribelle di Junger.
Pochi attimi di libertà al Lingotto. Che permettono di salvare un briciolo di dignità e di decenza di Nicola Lagioia, il grande artefice della censura libraria di quest’anno e che spreca pochi secondi del suo prezioso tempo per presentare Buttafuoco, uomo libero che non deve promuovere un proprio volume bensì gli artefici della ribellione.
Il vero ribelle – sottolinea lo scrittore siciliano – non parlerà al parlamento europeo, non sarà invitato dal Papa. Il vero ribelle non ama le parole. I riferimenti sono espliciti per chi non ha rinunciato al pensiero. Ma per chi non capisce, Buttafuoco è ancora più chiaro.
“Si sta preparando il pensiero unico”, avverte. Grazie alla censura, utilizzata come una mannaia. Non cita Raimo, non cita Appendino e Chiamparino. Ma la vergogna del Salone emerge. Oggi – assicura lo scrittore libero – Carmelo Bene verrebbe consegnato alla giustizia. L’uomo ha immaginato un universo di tanti colori, forme, lingue. Ma il pensiero unico non tollera ribellioni. Oggi le tele di Boccioni, Caravaggio sarebbero distrutte.
“È stata costruita una trappola, con un libretto di istruzioni per utilizzo del mondo a dimensione unica”. Ma occorre stare attenti per non confondere il ribelle dall’approfittatore.
“Diffidate delle rivolte che finiscono con una maglietta”, consiglia. E ricorda che il vero ribelle rifugge dalla visibilità. Junger non lavorava nel marketing ed il ribelle non è un influencer. E la censura non è una forma di ribellione.