Di retorica si può morire. A confermarcelo l’enfasi che continua ad avvolgere la data del 25 aprile, la fatidica giornata della Liberazione. Tanta dolciastra ricorrenza è evidentemente tutta interna all’uso strumentale dell’appuntamento, utilizzato, mai come quest’anno, per evidenti finalità politiche.
Il Pci, da subito, lo aveva utilizzato per mascherare le sue tare ideologiche, il doppiogiochismo staliniano, soprattutto la necessità di essere legittimato all’interno del sistema democratico. A sinistra e non solo, molti, oggi, lo usano per analoghe necessità politiche. Ad uscirne malconcia è innanzitutto la verità storica e quindi la legittimità di una data che – secondo i suoi cultori – dovrebbe essere alla base del nostro sistema costituzionale. Qualche domanda è d’obbligo.
E’ – come si dice – proprio grazie alla Resistenza che l’Italia ha potuto godere di 74 anni di libertà ? D’accordo la Storia non si fa con i se e con i ma … eppure altri Paesi che la Resistenza e la conseguente guerra civile non l’hanno avuta, più o meno per lo stesso numero di anni godono di un rodato sistema democratico (pensiamo alla Germania e al Giappone).
La nostra Costituzione è democratica perché è antifascista? E se invece fosse (anche) antifascista perché è democratica? E dunque – di conseguenza – antitotalitaria, anticomunista, antifondamentalista. In buona sostanza garantista rispetto ad un sistema di libertà che accomuna Stati ed esperienze storico-istituzionali ben lontane tra loro: dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti, dalla Francia all’Australia.
Ha un senso appellarsi genericamente all’antifascismo? In realtà è storicamente necessario parlare di un antifascismo “arcobaleno”. Lo dicono le più aggiornate ricerche storiche, che identificano una Resistenza dalle molte facce: quella della guerra nazionale di liberazione (soprattutto contro l’invasore tedesco) , quella della guerra di classe (sbocco naturale – secondo i comunisti – per costruire nuovi rapporti economici e sociali) e della guerra civile (segnata dallo scontro tra italiani). Lo confermano le vicende politiche del nostro Paese, negli anni immediatamente seguenti la fase costituente, con una Dc ben più sensibile a cavalcare il pericolo comunista ed un Pci che vede nella Dc il nuovo fascismo, servo del “grande capitale” e dell’imperialismo a “ stelle e strisce”.
Le stragi compiute dai partigiani
E che dire delle violenze gratuite da parte delle formazioni partigiane? Centinaia i sacerdoti uccisi solo per la loro Fede (tra questi il seminarista quattordicenne Rolando Rivi, ucciso da due partigiani di una Brigata Garibaldi); partigiani bianchi soppressi da quelli rossi (un esempio tra i tanti Guido Pasolini, il fratello di Pier Paolo, ucciso a Porzus insieme ad altri sedici partigiani della Brigata Osoppo, formazione di orientamento cattolico e laico-socialista, da parte di un gruppo di partigiani – in prevalenza gappisti – appartenenti al Partito Comunista Italiano); stragi ingiustificate (come quella di Schio dove, a guerra finita, il 6 e 7 luglio 1945, vennero uccise a colpi di mitraglia 54 persone, da un gruppo formato da partigiani della Divisione garibaldina “Ateo Garemi”).
Fu veramente determinate, rispetto all’economia generale della guerra, il moto resistenziale? Piero Operti, uno che l’antifascismo l’aveva praticato per tutto il Ventennio, nel dopoguerra afferma di come sui partigiani agissero vagamente i motivi ufficialmente professati rispetto a quelli climatici e climaterici: “… il loro numero – scrive Operti – diminuiva nella stagione invernale ed aumentava in primavera, si sgonfiò dal maggio al settembre del ’44 durante l’avanzata degli Alleati dal Garigliano all’Arno e dalle coste di Normandia e di Provenza al Reno, si assottigliò all’inopinato loro arresto sull’Appennino tosco-emiliano e sul Reno, per ricrescere a dismisura dopo che la guerra fu praticamente finita, a metà di marzo, allorché gli Occidentali raggiunsero il Weser e i Russi attraversarono l’Oder”.
Evidenziare le zone d’ombre di certo antifascismo non significa – sia chiaro – non rispettare quanti morirono nel sanguinoso biennio 1943-1945. Ma, nel contempo, quando avvenne non può essere livellato sotto l’idea del “grande movimento popolare” e delle sorti e progressive del processo democratico. Renzo De Felice non a caso parlava di “lunga zona grigia” nella quale si ritrovò la maggioranza del popolo italiano in attesa della fine.
Onore dunque a quanti ventenni morirono nel nome dei propri ideali, da una parte e dell’altra (quella della Rsi), uniti – per dirla con Carlo Azeglio Ciampi – da un sentimento comune: convinti di servire l’onore della propria Patria.
Verità storica e rispetto dei caduti: sgomberato il campo dalla retorica d’occasione da qui bisogna partire per “liberare” la Liberazione dalle falsificazioni che l’hanno segnata da più di un settantennio. Solo allora il 25 aprile potrà essere riconsegnato, nella sua interezza, alla nostra Storia nazionale, finalmente emendato dalle falsificazioni e dalle strumentalizzazioni di parte. Sine ira et studio.
Liberazione si , ma da tutti ” i liberatori ” :
Basi Nato, Tecnocrati, Banche , orchetti Antifa e soprattutto dai ” destro-traditori ” ….
E per questo 25 aprile replichiamo il pensiero del giorno :
Liberazione si , ma dai ” liberatori ” :
Basi Nato, Tecnocrati, Banche , Orchetti Antifa,
e anche dai ” destro-traditori ” …
Aveva senso festeggiare se l’Italia fosse uscita vincitrice dall’ultimo conflitto. Invece, nonostante tradì l’alleanza con la Germania dopo che il Re rimosse Mussolini e nominò al suo posto Badoglio, e divenne cobelligerante di USA e alleati, il nostro paese fu trattato comunque come sconfitto al pari di Germania e Giappone, che invece non cambiarono alleanza e si arresero solo quando si resero conto di non poter andare più avanti.
Catilina. Come al solito sbagli la maggioranza degli obiettivi… Ti piace il mondo di Peter Pan…
Ma perché sbaglio, questi protagonisti della Liberazione stanno bene tutti insieme, vicini vicini, in un bel Campo di Rieducazione ….
Sei nato intimamente stalinista, maoista, polpottiano…ma nella latitudine sbagliata…Saluti!
Il giacobinismo estremo,o lo pratichi bene o e meglio lasciar perdere ….
E purtroppo né il Duce né Zio Adolf sono stati incisivi , mentre gli Zii acquisiti si ….
Ma perchè pensi che il ‘giacobinismo radicale? sia una conquista?
Per me è orrendo solo a pensarci… Tutti che si divorano ed ammazzano tra di loro, peggio del San Valentino di Chicago…
Stammi bene…
L’occasione la si perse nel momento in cui il PSI non seppe raccogliere le volontà del Duce che avrebbe consegnato tutto nelle loro mani, in seguito la corrente “autonomia” di Nenni e Craxi si accorse troppo tardi di cosa erano capaci i polli di allevamento di Togliatti e che per il socialismo nazionale non ci sarebbe stato alcuno spazio, procure e magistrati hanno solo eseguito la condanna definitiva di quelle idee che rappresentavano l’unica possibilità di sovranità e indipendenza nazionale unite ad una visione del socialismo interclassista, patriottico e nazional-popolare, ma ormai era troppo tardi, i conti si dovevano regolare molto prima e con tutte le forze ostili. Guarda caso oggi, gli eredi giustizialisti di quei comunisti, sempre con l’aiuto di Magistratura Democratica fanno fuori Siri, ex-craxiano mai rinnegato e “pericoloso” consigliere del Felpone populista che senza di lui perde ogni aggancio e capacità relazionale con “banche, aziende e governi stranieri” e quindi “perde gli occhi e le orecchie nelle stanze riservate” ecco perchè vogliono sbrigarsi a toglierli le deleghe, si preparano la strada al governo PD-5*-FI sotto tutela Draghi per dare il colpo di grazia a questo paese, Salvini da solo non sarà in grado di capire nulla e sarà facile bersaglio, magari anche dei procuratori. Iniziate a cercare casa ad Hammamet, pare che si stia molto bene e si spende poco… a meno che di qualche sorpresa dopo le europee…
Stefano. Sì, ma Craxi fece troppi errori, riconosciamolo, assieme ai suoi meriti (potenziali essenzialmente). L’aggressività e lo sprezzo delle regole non pagano, a meno di avere già un grande potere ed il potere di Craxi era ancora quasi tutto da costruire…Anche elettoralmente il suo PSI non sfondava…
La bomba ad orologeria su Siri, corrotto per 30.000 euro (….ma mi faccia il piacere ?) prepara un nuovo governo tecnocratico a guida Cottarelli o addirittura un Monti Bis.
Sempre in attesa dell’arrivo sul primo binario di Mario Draghi che è l’uomo che la Goldam e Sachs vedrebbe volentieri in Italia a difesa del suo ‘gruzzolo’ consistente e presente nel debito sovrano.
O vanno giù gli equilibri in Europa con le prossime elezioni, oppure questa alleanza giallo verde sarà ben presto liquidata…
Esattamente Catilina…
Felice hai ragione in parte, ma quella fu l’ultima occasione di rialzare la testa, Craxi era un decisionista a volte troppo aggressivo, concepiva la politica come “prova muscolare” nonostante lo sguardo rivolto avanti che già aveva, ma poteva dare tanto ancora, l’ultimo statista che abbiamo avuto al di là dei tanti difetti. Forse il politico più odiato dalla sinistra assieme a Mussolini, a cui infatti spesso venne accostato dalle vignette di Forattini,accusato ad ogni piè sospinto di “social-fascismo”… Dobbiamo ricordare però che fermò la demagogia dei sindacati, ridiede un minimo di prestigio internazionale all’Italia, riscrisse il Concordato, superò l’idea malsana del compromesso storico, mise in crisi l’egemonia del Pci sulla sinistra, liberò la destra e l’MSI dal suo isolamento, osteggiò l’ideologia e la pratica dell’arco costituzionale e avanzò la proposta della riforma costituzionale. Ce n’è quanto basta per fare di Craxi l’uomo politico italiano, “pur con tutta la sua arroganza e scontrosità figlie della timidezza malcelata, più importante della fine del Novecento”… Ovviamente quell’odio che i comunisti avevano era qualcosa che veniva da lontano, un odio ideologico di chi vedeva nel socialismo il suo cugino povero da tenere sotto scacco, mentre Craxi fece l’esatto opposto slegando il PSI dall’egemonia e dalla subalternità ai comunisti inserendosi fra a Dc e il Pci per far pesare i voti socialisti e la cosiddetta “onda lunga” elettorale(che stentò ad arrivare però), fu sempre intransigente anti-comunista e denunciò il consociativismo e la corruzione del PCI e “l’oro di Mosca”, forse il suo più grande sbaglio fu proprio quello di far entrare i post-comunisti nel socialismo europeo e nel sottovalutare la loro potenza all’interno delle istituzioni nazionali, nonchè la loro giravolta verso ovest attraverso la quale furono supportati per far fuori lo scomodo ed universalmente odiato perchè indipendente “Ghino di Tacco”… Del resto i “polli di allevamento” sempre gli stessi erano, a est o a ovest loro eseguivano ossequiosamente così come continuano a fare oggi…
@Stefano
E di fatti per questo Craxi fu colui che da Tangentopoli ne uscì con le ossa più rotte di tutti.
Craxi era un virtuoso nel farsi ‘nemici’, spesso “a gratis”: dalla notte dei tempi la ricetta più sicura per finire male, altro che “tanto onore”! A me ricordava il Mussolini disastroso dal 1938 (dopo Monaco) in poi, quando dissipo’ il suo carattere di credibilità internazionale e mise l’Italia in un cul-de-sac assurdo. Che senso aveva, ad esempio, reclamare a gran voce, per compiacere le piazze becere, Nizza, Savoia, Corsica? Od Occupare l’Albania, come dire ‘rapire’ la propria moglie?