Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. La stretta sintesi del primo attesissimo Gran Premio dell’anno, quello d’Australia, è tutta qua. La Mercedes può festeggiare una ennesima doppietta con Bottas sugli scudi, forse mai così incisivo e può allo stesso tempo limitare i danni con Hamilton, autore della solita pole monstre al sabato (l’ottantaquattresima in carriera e l’ottava in Australia, proprio sulla pista dove esordì nel 2007) e bravo a portare l’auto al traguardo nonostante abbia corso quasi tutta la gara con un danneggiamento del fondo, nella zona della posteriore sinistra.
In ogni caso, prima di districarci tra bielle, motori, alettoni e statistiche, non possiamo esimerci da un doveroso ricordo.
La dedica, che dal cuore muove, è infatti tutta per Charlie Whiting, dirigente FIA e storico direttore di gara dal GP australiano del 1997 (per intenderci era colui che accendeva i semafori e comminava le penalità), incredibilmente deceduto all’età di sessantasei anni, proprio il giovedì precedente l’appuntamento australiano e dopo per altro aver presenziato alle verifiche tecniche con i piloti lungo il tracciato. La causa: un’ embolia polmonare.
Lo stesso circus ci ha tenuto a ricordarlo con un minuto di silenzio prima della corsa e con tante scritte sulle livree.
Per quanto riguarda gli aspetti meramente sportivi, la Formula 1 arriva in Australia con un mix di attesa, curiosità ed incertezze. Tra le tante novità, oltre i cambi piloti, al favoloso e complicato ritorno di Robert Kubica sulla falcidiata Williams, al ritorno in pianta stabile di un Italiano –quel Giovinazzi di Martina Franca secondo tre anni fa in GP2-, ci sono le nuove regole aereodinamiche ed anche una regola di ritorno, mancante addirittura dal 1959: il punto assegnato per il giro più veloce –valevole in questo caso sia per la classifica piloti che per i costruttori, a patto che l’autore arrivi tra i primi dieci classificati.
Le prove libere, come spesso accadde, già forniscono importanti informazioni: queste infatti vengono tutte e tre primeggiate da Hamilton, che poi saprà prendersi anche la pole al sabato. Già al venerdì intanto, la Ferrari sul passo gara dimostra le proprie difficoltà, che poi si materializzano alla domenica.
I tre primi tempi intanto, rispettivamente sono: 1’23″599, 1’22″600 e 1’22″292.
Al sabato, come spesso accade, tutto si risolve nell’ultimo tentativo. Il numero 44 infatti, in un colpo solo fissa un 1’ 20”486 fissando il nuovo record del tracciato, leva la pole al compagno Bottas e stacca il terzo classificato Vettel di 704 millesimi…un’eternità, sebbene su una pista così atipica come il veloce stradale di Albert Park. Tra le note positive del sabato, l’ottava posizione dell’esordiente Norris su McLaren e le Haas. Male invece Gasly, diciassettesimo all’esordio in Red Bull (poi undicesimo e fuori dalla zona punti alla domenca), le Renault –solo undicesima e dodicesima- e la Williams, soprattutto Kubica.
Alla domenica l’atmosfera che si respira è quella del primo giorno di scuola.
Quando però si spengono le luci, grande è la partenza di Bottas: mentre il finlandese brucia Hamilton, alla prima curva è subito lotta Vettel – Leclerc. Il monegasco, dopo un buono scatto, sembra poter sopravanzare Verstappen e ormai tutto all’esterno, persino il numero 5 che però, lo costringe con due ruote sull’erba, condannandolo di fatto alla resa verso entrambi. Nella pancia del gruppo, Ricciardo finisce sull’erba a bordo pista, rompendo l’ala anteriore (più parte dell’aereodinamica) e dovendo così riparare ai box già alla fine della prima tornata.
Nella sezione iniziale del Gran Premio, Bottas riesce a mantenere un ritmo costante, potendo sfruttare la pista libera. Dopo dieci giri finisce la gara di Sainz: l’eloquente fumata bianca che esce dal posteriore non lascia spazio ad equivoci di sorta.
Della top 10, i primi a fermarsi sono Raikkonen ed Hulkenberg -che sono anche in lotta con Magnussen per la settima posizione- rispettivamente al giro 12 e 13. Vettel e lo stesso danese della Haas li seguono al giro successivo, mentre Hamilton si ferma al quindicesimo, rientrando in pista davanti a Vettel. Ad entrambi sono stati montati pneumatici di mescola media. Al rientro in pista Magnussen deve subito confrontarsi col tedesco della Renault che ha gomme più calde, ma gli resiste rintuzzandone l’affondo in maniera tanto dura quanto corretta.
Al giro 24 è il turno di Bottas, che si ferma per la prima sosta, lasciando momentaneamente la testa della gara a Verstappen; il numero 33 “pitta” a sua volta dopo 25 passaggi, tornando assai pimpante in pista.
Al giro 31 si ritirano Grosjean e l’idolo Ricciardo, mentre nella stessa tornata l’ex compagno Verstappen, in palla con le coperture medie, culmina la rimonta su Vettel con un bel sorpasso all’esterno della curva 3, la Whiteford.
Non contento, l’olandesino si mette subito sulle tracce di Hamilton, stabilizzando il distacco su poco meno di due secondi. Sebbene il distacco arrivi anche a meno di un secondo proprio alla fine, l’inglese, almeno in apparenza, saprà controllare senza problemi.
Intanto, le telecamere indugiano sulla bella lotta Kvyat-Gasly, con il russo che si prende prima la decima posizione del francese e poi ingaggia un coriaceo duello difensivo contro l’esponente della sua vecchia scuderia. Davanti Bottas controlla: per lui, gli unici momenti di tensione arrivano con i doppiaggi da effettuare negli ultimi dieci giri.
Vettel intanto non ha un buon feeling con la vettura ed in particolare con gli pneumatici: si ritrova così a perdere tantissimo, ritrovandosi addirittura Leclerc (con la mescola più dura) a meno di mezzo secondo, avendo questi recuperato un distacco di oltre otto secondi in una manciata di giri, ad un ritmo di quasi un secondo tornata: fortunatamente per Vettel, quando il numero 16 gli arriva praticamente negli scarichi, viene fatto rallentare.
In piena lotta con Hamilton, al giro 54 Max Verstappen fa segnare il giro più veloce in 1’26” 540, che però gli viene strappato da Bottas al cinquantasettesimo passaggio: con 1’25” 580 il n. 77 si prende così, oltre al successo, anche il punto aggiuntivo.
Quarta vittoria in carriera dunque per il buon Valtteri che completa con Hamilton –staccato comunque di buoni venti secondi- un’altra doppietta Mercedes. Sul terzo gradino del podio un mai remissivo Verstappen che riporta un propulsore Honda sul podio dopo il Gran Premio di Gran Bretagna 2008 (in quel caso fu terzo Barrichello). Dietro di loro, arrivo in parata per le due Ferrari, con Vettel davanti a Leclerc. Il tedesco in particolare, ha sofferto enormemente nella seconda parte di gara, soffrendo addirittura il giovane compagno di scuderia che sembrava potesse arrivare a sopravanzarlo. Chiudono la zona punti un inossidabile Magnussen che piazza la sua Haas davanti ad Hulkenberg, Raikkonen, un buon Stroll e a Kvyat, che completa la sua perfetta difesa nei confronti della Red Bull di Gasly, apparso comunque in crescita nella gestione del mezzo.
Prossimo appuntamento tra due settimane nel Bahrein, su una pista più classica, là dove sicuramente rispetto all’atipico percorso australiano si potrà provare a tirare qualche somma in più, oltre che testare le nuove regole tecniche volute per aumentare i sorpassi.
Abbiamo già visto quel che sarà tutto l’anno. Un altro anno di Mercedes e sbadigli… Non succede mai nulla…anche Leclerc ha preso in sordina il posto di Raikkonen…Ma a chi può piacere una F1 così?
Auto tutte esteticamente uguali, piloti che devono badare soprattutto a consumi e gomme, impossibili i sorpassi, manco i motori si rompono più come una volta… Leclerc che non deve impensierire Vettel…ma che corse sono mai? Fanno rivalutare la Indy Cars, dove almeno se le suonano, competono sul serio, rischiano, qui si crepa di noia…e sono anni…