Nessun linguaggio è innocente ed ecco che Xmas, la locuzione in americanese del Natale, sdogana il fascismo.
Federica De Benedetto, consigliera comunale di Forza Italia a Lecce, posta su Facebook una sua foto accanto a un festone con la scritta Xmas, ovvero Christmas, ci gioca nella didascalia accompagnando l’immagine col motto di Gabriele d’Annunzio – Memento audere semper, ricordati di osare sempre! – e dal pollaio del politicamente corretto si scatena l’aita-aita: dimissioni, dimissioni!
Comincia la Cgil locale – “emblematico del progressivo sdoganamento del fascismo e delle ideologie di estrema destra in atto nel Paese” – ma a ruota, da par suo, segue La Repubblica.
Il giornale che fu tra i più svegli prodotti culturali della modernità, ormai preda dell’automatismo, rilancia online una topica simile – una sciocchezza mentale generata dall’abbaglio asinino – senza considerare quanto segue.
Senza cioè nemmeno fare propria la replica della spiritosissima De Benedetto e rendere così edotti i propri lettori sul fatto che
A) il motto coniato dal Vate rimanda alla Prima Guerra Mondiale e che
B) si riferisce alla beffa di Buccari in Croazia, e cioè l’incursione cui prese parte il poeta nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 1918.
Niente di niente, neppure una contestualizzazione cronologica dal giornale col maggior numero di laureati quando, sia detto per inciso –
C) il socialista Benito Mussolini nel ’18 non aveva ancora fondato i Fasci di combattimento – e neanche una parola in più per dire che quella di Buccari è comunque una gloriosa pagina di storia militare messa in atto contro
D) un naviglio austro-ungarico a bordo di un MAS, appunto, un
E) “motoscafo armato silurante”, gioiello del genio cantieristico italiano.
Niente di niente e senza poter dimostrare
F) quanto ciucci siano i sindacalisti della Cgil ma ancor di più, pur con tutta la scienza derivata dall’indiscussa egemonia culturale si Repubblica, il grave nocumento a se stessa risultante così compare di raglio aggiudicandosi
G) la diagnosi tra le diagnosi, ovvero
H) la fissazione è peggio della malattia.
La fissazione dell’antifascismo è di gran lungo peggio di un eventuale neofascismo, non c’è scampo e siccome il dettaglio rivela più di ogni altro sproposito già nella prosa più che nel concetto: “La città”, si legge nel comunicato cgiellino, “sta ancora attendendo un passo formale dell’amministrazione comunale richiesta di concedere gli spazi pubblici solo a chi dichiari ufficialmente di riconoscersi nei valori dell’antifascismo”.
Il dettaglio è tutto nello “spazio pubblico” con questa orwelliana norma pensata apposta per estendere il controllo psicopoliziesco su chiunque si aggiri per la pubblica via senza i requisiti richiesti dal dettato costituzionale. L’ultima contorsione della patologia altrimenti detta “fissazione” contro gli sdoganatori di terra, di cielo, di mare e delle pubbliche piazze.
Viene da pensare che, insomma, Xmas non si potrà più scrivere – e peggio per gli americani, loro alleati – Babbo Natale con tutto quel rosso di panno vestito potrà anche abbrustolire salsicce alle Feste dell’Unità ma la Befana, la fascistissima Befana, non avrà vita facile. Se non fosse nostalgismo, sarebbe già al confino a Carbonia.
da Il Tempo del 17 dicembre 2018
Le zecche rosse non perdono mai un’occasione per dar la stura al peggio del loro abituale repertorio….