Quella scatenata con le ondate migratorie che assediano l’Italia è una guerra, una guerra postmoderna. Una guerra contro l’Italia e i suoi interessi nel Mediterraneo. A scatenarla fu la Francia di Sarkozy con l’aggressione alla Libia di Gheddafi. All’appello dei francesi non si sottrasse nessuno in Europa, non venne meno nemmeno l’America di Obama che aveva un chiodo fisso: indebolire l’Italia berlusconiana, costringerla a tradire un popolo e un leader amici del nostro Paese, renderla subalterna a francesi e tedeschi.
Tanta diffidenza verso l’Italia nasceva anche dal rapporto di amicizia che il nostro Paese aveva con la Russia e Paesi come la Turchia e la Siria. La provocazione dell’Aquarius col suo carico di donne incinte e di bambini doveva servire a destabilizzare il nuovo governo populista, a dimostrare che le nostre sono frontiere di cartapesta, a trasformare il nostro Paese in una piattaforma quasi terzomondista in cui depositare milioni di africani per ora invasori pacifici e disarmati.
Contro di noi, lo si è capito nel corso del negoziato per riformare il trattato di Dublino, è in atto una vera e propria guerra demografica. L’armata che ci sta occupando appare debole, indifesa, seguita da bambini, uomini e donne che suscitano compassione, che invocano una solidarietà laica o religiosa che non nutriamo più per gli italiani poveri, che diventano sempre più poveri tra l’indifferenza generale. Riflettete sul comportamento arrogante dei volontari dell’Aquarius.
La nave è gestita dall’associazione Medici senza Frontiere, un gruppo che è collegato col governo e i servizi segreti francesi. Per due giorni hanno drammatizzato la situazione a bordo. Ma hanno respinto qualsiasi aiuto concreto da parte degli italiani. Hanno rifiutato di approdare a Valencia. Il nuovo governo spagnolo s’era offerto di ospitare i seicento, provocando una reazione stizzita dei cosiddetti volontari. Quelli dell’Aquarius non volevano certo che la situazione si sbloccasse. Per loro i seicento migranti erano degli ostaggi da gestire per far emergere le contraddizioni all’interno della maggioranza di governo. Erano convinti che prima o poi i Cinquestelle avrebbero ceduto di fronte agli invasori pacifici e disarmati. E travolti dalla compassione avrebbero riaperto le frontiere arrivando così a una rottura con la Lega. L’Aquarius più che una nave in soccorso dei migranti era in realtà un siluro contro il governo. Nelle prossime settimane le provocazioni si moltiplicheranno fiancheggiate da una sinistra che blindò il mare Adriatico per fermare l’esodo degli albanesi verso le coste pugliesi. Prodi e Napolitano, allora ministro degli interni, diedero disposizioni così dure che un nostro cacciatorpediniere spezzo un due uno scafo carico di clandestini che furono risucchiati dal mare in tempesta. Per non parlare degli spagnoli che ai clandestini che tentano di violare le loro frontiere riservano mine antiuomo e fucilate. Noi italiani rispetto agli altri Paesi europei abbiamo una grande e invidiata arma che ci rende forti e pieni di iniziativa.
È l’uniformità culturale, linguistica, religiosa. È il nostro comune patriottismo inavvertito e inconsapevole. Siamo ancora legati al nostro luogo di nascita, alla memoria della nostra famiglia. Siamo generosi e solidali nell’immensa provincia dei nostri ottomila comuni. Ecco perché siamo capaci di resistere e superare le crisi. Ecco perché vogliono destrutturare la nostra tenuta demografica per trasformarci in un popolo meticcio, multirazziale incapace di difendersi. Ma anche stavolta abbiamo trovato un Matteo Salvini, venuto dal nulla, che ha deciso che non passeranno.