Questo fine settimana Bari ha avuto l’onore di ospitare al seminario dell’Ikazuchi Dojo, guidato dal Maestro Colonna (vedi articolo), il diciassettesimo Shihan-ke (o “Shike”) della Sekiguchi Ryu Battojutsu, Sensei Toshiyasu Yamada.
Barbadillo.it l’ha raggiunto per comprendere, attraverso le sue parole, l’affascinante mondo dell’arte marziale samurai di estrazione rapida della spada.
Sensei qual’è stato il suo primo approccio all’arte d’estrazione rapida della spada?
Ho iniziato all’età di otto anni, raccogliendo il testimone lasciatomi dalla mia famiglia che ha trasmesso gli insegnamenti della Sekiguchi Ryu Battojutsu sin dalla seconda guerra mondiale. Col tempo però ho anche ampliato la mia formazione marziale confrontandomi con altre Koryu e con le moderne arti marziali, in particolar modo col karate full contact.
Ci sono state particolari difficoltà di ricostruzione delle originali tecniche utilizzate dai samurai?
La principale difficoltà è stata non tanto la ricerca delle tecniche, quanto quella dell’approccio mentale alla pratica della disciplina.
La ricerca della perfezione in ogni gesto è tipica della cultura nipponica. Quali sono secondo lei le sostanziali differenze di apprendimento per la mentalità occidentale?
In realtà non ci sono sostanziali differenze nell’apprendimento delle tecniche, quest’idea è più che altro uno stereotipo occidentale. Alla base siamo tutti uguali nella ricerca della perfezione nelle pratiche marziali.
C’è secondo lei un ponte che collega presente e futuro nelle arti marziali? Come esso condiziona il presente?
Il budo (la via marziale) riprende alcune caratteristiche della religione buddhista ma, essendo sostanzialmente laica, ne condivide solo una spiritualità umanistica. E’ questa spiritualità, questo atteggiamento il vero ponte tra presente e futuro.
Quale insegnamento del bushido dovrebbe scolpire il suo allievo nella mente e nel cuore?
La risposta a questa domanda è presente nello stesso budo, in quanto il kanji (ideogramma) “bu” è un composto di “hoko” ossia lancia e “tomeru” vale a dire fermare. L’insegnamento fondamentale per i miei allievi non è quello di ricercare la vittoria ma sviluppare la forza d’animo per non perdere e non perdersi, senza abbattere il proprio spirito, poiché vincere continuamente accresce l’ego e crea risentimenti negli altri praticanti. E’ questa la differenza fondamentale tra arti marziali tradizionali e sport da combattimento.