58 giorni.I pentiti non parlano più mentre molti agenti si offrono come scorta a Borsellino

paolo borsellino1 giugno 1992. “Ora s’avanza un governo tandem”. Lo scrive il Corriere della Sera, che “svela” il progetto del presidente della Repubblica di “tenersi a metà strada tra il vecchio e il nuovo inventando una nuova formula. I ministeri finanziari, Tesoro, Bilancio e Finanze andrebbero ai tecnici; Esteri, Interni, Giustizia e Difesa a politici. Per il momento, viene esclusa l’ipotesi di un superministero da affidare al governatore della Banca d’Italia, Ciampi (…) Fra i papabili per Palazzo Chigi vi sono il repubblicano Spadolini, il socialista Amato, i democristiani Martinazzoli e Segni”. Con quale maggioranza? Lo svela La Malfa: “ripartire dai tre partiti maggiori che hanno eletto Scalfaro ed hanno i numeri per governare: Dc-Psi-Pds. De Mita e Forlani sembrano essere d’accordo. Occhetto continua ad offrire rami di Quercia ma resta in attesa di conoscere quali sbocchi avrà la crisi interna alla Dc e al Psi. Craxi, infine è pronto a fare la sua parte se il nuovo governo non delegittimerà di fatto il sistema dei partiti. Ecco il rebus sul tavolo del Capo dello Stato, che dalla sua ha una sola carta spendibile da giocare: lo scioglimento anticipato delle Camere”. Però, quelli sono giorni di paura. E ad avere paura, dopo la strage di Capaci, non sono solo i palazzi del potere e i magistrati in prima linea, ma anche i collaboratori di giustizia.

Vincenzo Calcara ritratta le sue dichiarazioni sui rapporti tra mafia e politica, sull’omicidio dell’ex sindaco di Castelvetrana, Vito Lipari. Ritratta, ritratta tutto con due lettere inviate al ministro della Giustizia, all’ Alto Commissario e alla Corte d’ Assise d’Appello di Palermo. Calcara aveva rivelato, tra l’altro, un piano della mafia per uccidere il giudice Borsellino che sarebbe stato compiuto sull’autostrada Palermo-Trapani. Anche altri due collaboratori, Antonino Calderone e Totuccio Contorno, si azzittiranno. Perché smettono di parlare? Di chi non si fidano più? Insomma, è solo paura o è cambiato qualcosa?

Sembrano, invece, aver trovato coraggio i cittadini palermitani. Lo scrivono tutti i quotidiani italiani. Riportiamo un articolo de La Stampa: “Adesso in Sicilia la gente parla. Numerosi testimoni hanno permesso ai disegnatori della scientifica di realizzare cinque identikit degli operai che avevano lavorato vicino al cavalcavia dell’autostrada A29 nel tratto fra l’aeroporto di Punta Raisi e Palermo dove sono stati assassinati in un attentato il giudice Falcone, la moglie Francesca e tre agenti di scorta. Mai come in questa occasione, ha detto un inquirente, abbiamo ricevuto segnalazioni di cittadini. Alcuni si presentano spontaneamente,altri collaborano in maniera anonima”.

Nel capoluogo siciliano vengono rafforzati i servizi di scorta a magistrati, stabilito dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, che ha anche attribuito alcune nuove scorte.

La sera del primo giugno, un capannello di carabinieri e poliziotti si presenta a casa Borsellino per chiedere di entrare a far parte della sua scorta. Paolo li invita a riparlarne l’indomani in procura. Sono uomini che, come i cittadini, trovano il coraggio di stare dalla parte del giusto, la parte migliore dello Stato.

@barbadilloit

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