Calcisticamente parlando, negli anni l’Italia si è sempre dimostrata la “bestia nera” della Germania, basti pensare al leggendario 4-3 nella semifinale mondiale del ‘70 o alla vittoria di Dortmund per 2-0 (con successiva vittoria in finale contro la Francia) degli azzurri di Lippi. Dieci anni dopo è toccato invece al pugile romano De Carolis portare in alto il tricolore a Offenburg, in casa del campione in carica, il tedesco Feigenbutz, regalando all’Italia l’ultima cintura mondiale nella nobile arte.
De Carolis, atipicamente, inizia la sua carriera da pugile agonista solo a diciotto anni, visto il parere contrario dei suoi genitori. Per mantenersi al di fuori del ring lavora come cameriere e, a detta di chi lo conosceva in quel periodo, caratterialmente si mostra spesso timido ed introverso, tutto il contrario di ciò che ci si aspetterebbe da un pugile. Ma si sa gli uomini, come diceva Pirandello, nell’arco della loro vita si ritrovano a dover indossare molteplici maschere e De Carolis ogni volta che sale sul ring si libera della sua timidezza, liberando una imprevedibile cattiveria agonistica.
La sua costanza negli allenamenti e le vittorie dei titoli internazionali WBC e IBF nei pesi supermedi gli consentiranno all’età di trentatre anni di ottenere una sfida per il titolo mondiale WBA, un sogno per chiunque abbia indossato i guantoni anche solo tra i dilettanti. Ed il nove gennaio del 2016 “il cielo è azzurro” su Offenburg ed il campione in carica Feigenbutz crolla all’undicesima ripresa sotto una martellante serie di ganci al volto scagliati da De Carolis, che si laurea campione del mondo, l’ultimo campione mondiale per la boxe italiana.