E tu quest’anno non cambiare. Il Napoli sarrista riprende la rivoluzione (che inizia a piacere pure ai salotti bene), scandita dalla marcia del fluido 4-3-3, esattamente da dove l’aveva lasciata per il rinfresco estivo. L’afa non sembra dar noie alle divise azzurre – le stesse undici della stagione passata, tu quest’anno non cambiare – che rifilano un comodo due a zero al rossonero sgargiante del Nizza, ringalluzzito dal buon campionato disputato e orfano, al San Paolo già tutto esaurito che non conosce ferie, di Supermario e del cracque Sneijder (usato sicuro). Due conoscenze (nerazzurre e non solo) destinate, dannate, ad avere a che fare con l’Italia, sempre.
Passano ancora lenti i treni per Tozeur, ma Callejon…
Il preliminare di Champions non è un rifugio ma un viaggio interstellare – e rischiosissimo, vista la proverbiale tradizione di scivoloni presi dalle italiane -, da uno spalto lontano la curva ti vede e si ricorda di te, i treni di Tozeur passeranno ancora lenti ma Callejon è ancora una locomotiva che spacca il secondo. La triade d’attacco partenopea è impeccabile, Insigne converge e fa il solito regista avanzato, dispensando palloni con il contagocce che Mertens, condor e atipico persino nell’essere lo smilzo falso nueve, capitalizza alle spalle di Dante, una volta trovando la rete e un’altra volta il rigore trasformato da Jorginho.
A voler essere pignoli…
Già, il centrocampo. Se proprio si deve trovare una pecca – oltre al non aver messo la partita in cassaforte con un tre a zero, sfiorato con una traversa e un liscio di Milik a porta sguarnita -, i tre di centrocampo, spesso non allineati, con Hamsik, mobile, a ridosso delle punte e Jorginho e Allan a presidio delle retrovie, non sembrano i tre ingranaggi nati per essere inseparabili (come sembrava l’anno scorso): qualche amnesia di troppo in fase di non possesso (compensata da un pressing perfetto dei tre attaccanti e dalla difesa che, ordinata e poco impegnata, non lascia spifferi per le critiche, mentre il guascone Reina se la ride) e qualche ritardo nel fraseggio a massimo due tocchi. Tanto che Sarri, a inizio ripresa, inserisce Zielinski, esuberanza e giusto brio, mettendo in discussione il dogma del capitano slovacco, che pure capitano sarà, ma un po’ troppo appannato. Ma è solo il vento caldo di un’altra estate, sono fesserie, gocce di un oceano che è ancora delizia e sinfonia.
@barbadillo.it