Memoir religioso, indagine filologica sui Vangeli e su una “piccola setta ebraica” che ha finito per fondare una religione millenaria: un libro che va amalgamando almeno due diverse anime, una scopertamente narrativa e autobiografica, l’altra decisamente saggistica e capziosa. Lo scrittore Emmanuel Carrère restituisce in parte memorie e ricordi della sua crisi religiosa degli anni Novanta, condividendo e commentando parte dei suoi appunti e delle sue glosse sul Vangelo di Giovanni; in parte va meditando sui suoi sentimenti odierni e sulla sua odierna idea di Cristo, e del cristianesimo; in parte, scandaglia, con una determinazione che sconfina nell’ossessione, le differenze tra un Vangelo e l’altro, in cerca della verità, o di qualcosa che possa somigliarle. Infine, torna a guardare nel profondo della sua anima, per capire se ciò a cui si è abbandonato, questa volta, ha finito per portarlo inaspettatamente da qualche parte. A intervallare la narrazione, robusti e ripetuti richiami autoreferenziali alle sue passate pubblicazioni, nel tentativo di contestualizzarle e di spiegarle nelle ondivaghe vicende religiose autoriali…
Libro stralunato e scombinato, indebolito da una serie di episodici e allucinanti parallelismi tra le vicende del Cristo, degli apostoli e degli evangelisti e quelle dei leader politici del regime sovietico e del Medio Oriente, Il Regno riesce – nonostante diverse cadute e diverse, per lo più ingiustificate, fughe nell’ombelico o nella vita privata di Carrère – a restituire in qualche inatteso frangente la rivoluzionaria bellezza e l’abbacinante potenza del Vangelo cristiano: assieme, almeno per quanto riguarda le avventurose ricostruzioni delle vite e delle vicende di Luca e di Paolo di Tarso, ha qualcosa di divertente (in senso stretto) e di paradossale. Tuttavia, ritrovarsi a meditare sul senso, sulla veridicità e sulla portata degli Atti degli Apostoli e a un tratto avere informazioni dettagliate relative alle farraginose questioni immobiliari della famiglia Carrère in Grecia è qualcosa che non puoi non considerare naïf, e sinceramente inaccettabile. Non sempre il disordine di Carrère è fertile e creativo, non sempre è bizzarro e basta: a volte è stucchevole, sciatto e debole. (da Il Regno – Mangialibri)