La mafia “arruola” stranieri e nomadi. Lo dice la relazione semestrale relativa al periodo tra gennaio e giugno 2014 redatta dalla Direzione investigativa antimafia che lancia l’allarme.
“L’organigramma, sempre militarmente connotato, subisce periodiche mutazioni riconducibili a molteplici fattori: dal turn-over generazionale al crescente arruolamento di manovalanza straniera e, perfino, di nomadi”.
Il quadro, quindi, è quello di una mafia bicipite: da una parte la criminalità che si fa impresa, interessata a infiltrare la pubblica amministrazione e a riciclare gli enormi profitti legati allo smercio di droga e all’estorsione, dall’altra la malavita “militare”, interessata al controllo del territorio che è impegnata a ingaggiare sempre nuovi “soldati” da adibire alle mansioni minori (spaccio al minuto, corrieraggio) e da far scannare in nome degli equilibri criminali dell’isola.
I contesti di maggiore interazione tra consorterie locali e gruppi stranieri o nomadi, secondo le indagini dell’Antimafia, si registra nelle province di Agrigento e Siracusa.
In terra girgentina il rapporto è stretto e fondato attorno a specifici campi d’azione:
“Nell’ambito della provincia, anche nelle aree a tradizionale presenza mafiosa, le componenti criminali straniere sembrano evolvere verso forme di maggiore integrazione nel tessuto socio-criminale locale, con conseguente progressivo ampliamento dei margini di operatività”.
Nel dettaglio: “I settori dell’illecito in cui prevalentemente operano i gruppi di etnia estera riguardano lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento dell’immigrazione clandestina, il riciclaggio di materiale ferroso, le rapine ed i furti in abitazione”.
Le consorterie di cui si parla nella relazione, per il caso specifico di Agrigento e del suo territorio, sono
“costituite in particolare da rumeni, tunisini, marocchini, egiziani ed altri provenienti dal Nord Africa, il cui aumento numerico è favorito dal notevole incremento del fenomeno degli sbarchi clandestini”.