Il calcio vive anche di luoghi comuni. Come la politica, l’identità, l’economia, alcune visioni religiose: ogni argomento che infiamma l’animo umano e spinge la gente a lunghe (e spesso inconcludenti) conversazioni presenta delle vive di fuga, assolute e intoccabili, manco fossero dei dogmi. E così se “la frutta non è più quella di una volta”, “la destra e la sinistra hanno perso l’anima una volta raggiunto il potere”, “se solo Maradona non si fosse mai drogato avrebbe giocato fino a 50 anni”, oggi bisogna dare il benvenuto al nuovo dogma da bar (e non solo): “le milanesi sono in crisi”. Che noia che barba, che barba che noia.
Peccato che se ne siano andati, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. Perché il quadro del calcio meneghino è tutto lì, nel talamo televisivo più famoso d’Italia: lui che cerca di ancorarsi alle poche certezze e ai troppi proclami (sfibrati e sfibranti) affidati alla stampa sportiva sintetizzata dall’immancabile copia della Gazzetta dello Sport e lei, che vorrebbe sognare, vivere alla grande magari tra Coppe e tituli ma che, realista, deve constatare l’innegabile pochezza della realtà: che noia che barba, che barba che noia.
Inter e Milan rischiano, stavolta insieme, di perdere – per l’ennesima volta – il treno per l’Europa. Ringrazino che il livello della Serie A è davvero troppo basso se non rischiano di restare impelagate nella lotta per non retrocedere. Il tifoso rossonero e quello nerazzurro sembrano accomunati dallo stesso, tragico, destino. Quello del sottotenente Drogo, il protagonista de “Il Deserto dei Tartari” di Dino Buzzati: vivere una vita ai margini del mondo, aspettando che arrivi una guerra vera, magari una qualificazione in Champions League, per tornare a essere centro del mondo. Nel frattempo, si devono sciroppare il nervosismo di Pippo Inzaghi, l’impalpabilità di Mauro Icardi, le insostenibili leziosità di Jeremy Menez, la frustrazione di Roberto Mancini. Per poi ricominciare la settimana, tra inciuci di mercato (che alla fine è sempre al ribasso), dichiarazioni solenni di impegni sacri e speranze di rivolta ideale e sportiva. Che noia che barba, che barba che noia.