Per anni ci hanno venduto un Fernando Pessoa esclusivamente postumo, isolato e inascoltato dai suoi contemporanei. Sostanzialmente, un esule del proprio tempo, alla cui emarginazione fisica corrispondeva un esistenzialismo debole e malaticcio, fautore di un io lacerato e «post-moderno». Questa vulgata, particolarmente diffusa nel nostro Paese, è stata recentemente (e finalmente) minata da una serie di pubblicazioni, tutte tese a donare un’immagine diversa e ben più completa di Pessoa, rispetto a quella che certa critica ha «creato» – questo è il termine giusto – intorno alla sua figura.
Firmata da Àngel Crespo, La vita plurale di Fernando Pessoa viene ora ripubblicata per Edizioni Bietti, in una nuova traduzione e curatela ad opera di Brunello De Cusatis, il cui nome è ben noto agli esperti del poeta plurimo per eccellenza. Attraverso un corpus di più di seicento note – equivalente a un terzo del testo – De Cusatis contestualizza, approfondisce e talvolta corregge e rettifica le notizie fornite dall’autore il quale, nello scrivere questa biografia, non disponeva di tutti mezzi e delle informazioni cui possiamo attingere oggi. Nei suoi studi e nelle sue curatele Brunello De Cusatis ha sempre cercato di fornire un’immagine completa di Fernando Pessoa, spesso confliggendo con certa critica, bramosa di sostituire i propri pruriti esegetici – quando non proprio ideologici – alle stesse parole degli autori analizzati.
Ebbene, questa biografia non fa eccezione: per la prima volta, la personalità di uno dei più profondi “sismografi” (la definizione è di Ernst Niekisch, riferita a Ernst Jünger) del XX secolo viene sviscerata, in tutti i suoi aspetti e sfaccettature. Così, accanto al poeta che osserva trascorrere la Storia – quella con la maiuscola – al baluginio di una lampada in una soffitta al centro di una Lisbona d’inizio Novecento, ne troviamo un altro, o meglio, tanti altri. Scopriamo un Pessoa che si cimenta in slogan pubblicitari, un altro che s’intrattiene in rapporti amorosi (tutt’altro che platonici, peraltro), un Pessoa che scaglia le proprie maledizioni contro la democrazia e un altro ancora economista e sociologo. Ma le sorprese non finiscono qui: insieme a tutte queste personalità, abbiamo il «nazionalista mistico», profeta di un Quinto Impero di matrice eminentemente spirituale, uno studioso di esoterismo, traduttore delle opere di teosofia più in voga del tempo e che aiutò Aleister Crowley a fuggire dal Portogallo, inscenando un suicidio. E poi un Pessoa che sostiene un colpo di Stato e che s’indigna apertamente contro le brutalità del salazarismo. E ciò, si badi!, senza soluzione di continuità.
Queste e altre ancora sono le sorprese che ha rivelato il leggendario «baule», custodito nella Biblioteca Nazionale della capitale portoghese – e pensare che da noi, come si evince dai periodici scoop messi a punto da qualche quotidiano à la page, c’è ancora qualche ingenuotto che crede che il genio di Pessoa si limiti all’eteronimia, come se questi non avesse fatto altro…
Alla luce di questa nuova pubblicazione, insomma, non è più possibile ignorare quante personalità si celassero nella figura di un uomo che, assorto alla foce del Tago a sognare il suo impero interiore (al pari di quei re che, addormentati nel cuore delle montagne, attendono il momento di ritornare), seppe indossare tutte le maschere di un secolo che avrebbe percorso per tre decadi soltanto. Inattuale, come pochi altri. E antimoderno, fino all’ultimo dei suoi versi.
*Àngel Crespo, La vita plurale di Fernando Pessoa, nuova edizione tradotta, curata e annotata da Brunello Natale De Cusatis, Edizioni Bietti, pp. 600, € 26