A chi ha fatto questo mestiere sarà capitato tantissime volte. Ti viene dato (o trovi) uno spunto per una storia che devi seguire, magari al di fuori della nostra città o magari al di fuori della tua nazione o del tuo continente. Normalmente il giornalista, con in testa il sogno del Pulitzer si informerebbe un po’ su come arrivare sul posto e trovare informazioni, ma poi (soprattutto per le mete intercontinentali) visti gli eccessivi costi di vitto e alloggio lascerebbe perdere e tornerebbe a seguire le cronache cittadine.
Oggi invece, grazie al Tam Tam della rete, inseguire la propria inchiesta giornalistica è diventato più semplice, non solo grazie ai social network, che ci permettono di collegarci e chiacchierare con persone in tutto il mondo allo scopo di raccogliere dichiarazioni per un pezzo, ma anche grazie a specifici siti che ci aprono possibilità fino ad ora impensabili.
Ne è un esempio Hostwriter, una startup no profit nata da un’idea di tre giornaliste tedesche, che ha ricevuto nel 2013 un finanziamento dal “Vocer innovation media Lab”: un’associazione che premia le idee innovative dei giovani giornalisti nel campo dei nuovi media.
Hostwriter dà ai suoi iscritti 3 aiuti. In primis ti permette di connetterti con la community internazionale di giornalisti che bazzica sul sito (ad oggi sono più di 1000), un modo, meno invadente dei social network, per scambiare informazioni e impressioni riguardo una città o una particolare situazione socio politica. Questo ti permette di trovare anche colleghi che ti possano aiutare a scrivere la tua storia, rendendolo un pezzo a più mani e aumentandone la portata.
Infine, Hostwriter ti permette di risolvere il fastidioso (e talvolta costoso) problema dell’alloggio, grazie ad un nuovo approccio al couchsurfing, ovvero il mettere a disposizione il proprio divano-letto per un ospite per brevi periodi. Attraverso il sito potremo quindi chiedere ad un collega giornalista se è disponibile a prestarci il suo divano per qualche notte, in modo tale da poter sostare sul luogo degli eventi di cui vogliamo parlare e rendere la storia più vera. Questo perché non la stiamo riportando a distanza con dichiarazioni o video presi da internet, ma la stiamo vivendo in prima persona.
Oltre ad essere semplici utenti si può diventare ambasciatori del sito per la propria città o nazione, ovvero utenti fedeli che danno la piena disponibilità alla collaborazione, per avere così la certezza di ricevere sempre una risposta alle richieste di aiuto.
La formula, lanciata nel 2013, sembra funzionare e sta dando a tanti giovani giornalisti la possibilità di seguire la propria storia oltreoceano, rilasciando poi sulle pagine del sito (raggiungibile all’indirizzo www.hostwriters.org) commenti entusiasti. Come quello del reporter Christian Schloedder, che aveva bisogno di informazioni per un pezzo riguardante le ville di lusso in Libano per il suo giornale online E-politik. “Grazie ad una vecchia mail con il link di Hostwriter sono riuscito a trovare un’ambasciatrice sul posto, Eliana Maaz. Lei mi ha dato indicazioni sulla città di Beirut e mi ha aiutato a spostarmi quando sono atterrato all’aeroporto. Senza di lei non ci sarei mai riuscito”.
Hostwriter è una piattaforma molto utilizzata anche dagli studenti di giornalismo, ragazzi spinti da una grande passione, ma con pochi soldi per viaggiare. Proprio a loro sembra essere destinato il servizio di couchsurfing, perché d’altronde si sa, poche ore di riposo notturne, per giunta su un divano, è un’esperienza che su un giornalista più “navigato” potrebbe portare qualche cattivo effetto, soprattutto articolare.