Rai 4 ce ne ha dato direttamente conferma tramite il profilo social: la seconda stagione di Vikings, inedita in Italia, andrà in onda nei primi mesi nel 2015. Una buona notizia per tutti i fan della fortunata serie targata History Channel, giunta negli Usa al terzo anno di programmazione, grazie ad un sapiente mix di realismo storico, iper-caratterizzazione tradizionale dei contenuti e scelta del cast. Il tutto assemblato dal fervido ingegno di Michael Hirst, già sceneggiatore di Elizabeth: The Golden Age, e delle serie tv I Tudors e I Borgia.
Sta proprio nella capacità di mischiare epico e realistico, eroico e tragico, il tocco distintivo delle opere di Hirst, la cui bravura raggiunge forse l’apice proprio nella prima stagione di Vikings, trasmessa da Rai 4 quest’estate. Le vicende di Ragnar Lothbrok, vichingo dell’alto medioevo, risultano filo conduttore e pretesto per una narrazione così fortemente pagana, fatalista, bestiale e al tempo stesso così profondamente conoscitrice dell’animo umano, da ricordare ad una certa comunità umana letture essenziali quali l’Humanitas di Gunther ( Edizioni di Ar) o gli scritti pagani di Alain de Benoist.
Per tutte le nove puntate, il senso di comunità, il furor, l’onore nella battaglia, i rapporti naturali di gerarchia, il rispetto degli Asen, l’amoralità naturale di un popolo non contaminato da paure autocastranti, insomma tutti i tratti tipici della religiosità indoeuropea vengono riportati in vita con un sorprendente realismo, certo un crudo realismo, capace tuttavia di sfiorare il tratteggio antropologico di un intero popolo.
A differenza di altre serie tv a carattere storico, prodotte dalla Hbo o dalla stessa History negli ultimi anni, Vikings non costruisce personaggi in plastica, copie non riuscite dell’irripetibile stile Frank Miller; la tragicità che incombe su tutti i protagonisti della serie è quella tipica del teatro, del gusto classico per il destino umano di cui Dei e Fato si prendono continuamente gioco, nel bene e nel male, dando con una mano e togliendo con l’altra.
Al centro di tutto Ragnar, uomo curioso, astuto, capo giusto e fiero, ricolmo delle qualità e dei difetti tipici dell’epica norrena e classica. Insomma: lo sforzo culturale di Hirst è stato di certo più profondo, ricercato e grave di quanto la fluidità e la capacità d’intrattenimento delle serie lascino trapelare ad occhio ingenuo. Questo fa di Vikings un prodotto culturale vero e vincente, del quale non ci stancheremo presto di scrivere.