Quello del vasaio è un mestiere particolare. E’ un’arte che insegna come tirar fuori un’opera d’arte da un grumo di argilla informe. E’ un’arte che insegna come si debba sempre riprovare, anche se al primo tentativo, non è andata benissimo. Forse è per questo che la vittoriana Stoke-on-Trent, città di mastri vasari e della popstar Robbie Williams, sia – calcisticamente parlando – la terra della seconda opportunità.
Nella città dei Potters, si aggirano due anime in pena, in cerca di riscatto. Le carte d’identità dicono che si tratti di uno spagnolo e di un austriaco. Bojan Krkic e Marko Arnautovic in realtà sono due guerrieri slavi che hanno perso l’occasione della vita e che ora si sono ritrovati nello Staffordshire con l’obiettivo di emulare niente poco di meno che il mitologico sir Stanley Matthews, l’ala destra per eccellenza che riuscì a vincere il Pallone d’Oro alla veneranda età di 41 anni contribuendo a fare dei Potters dello Stoke City una delle squadre più affascinanti dell’intero Regno Unito.
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Gli slavi sono i “brasiliani” d’Europa. E’ un clichè, maledetto ma con un fondo di verità che il calcio rispetta fino alla fine. Purtroppo. I sudamericani sono logorati da un demone suadente, dolcissimo come una nenia d’estate. Nostalgia e malinconia, si chiama saudade. Gli slavi, invece, devono fronteggiare un demonio che inebetisce d’un fatalismo corrosivo di ogni talento. La chiamano, in Russia, tos’ka e la grandissima letteratura se n’è giovata traendo da questo diabolico tedium vitae dei veri e propri capolavori.
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Krkic, meglio noto come Bojan, ha passato una vita nella cantera del Barcellona. Non ha retto la pressione e il fastidio di essere, sempre e comunque, il vice-Messi. Ovunque andasse, tutti a parlare dell’argentino, di quanto fosse forte lui e di quanto ci si aspettasse dall’uomo acquistato da Roma e Milan come controfigura della Pulce. E poi il rapporto con Pep Guardiola, che psicologicamente l’ha sfiancato a tal punto da indurlo ad accettare persino la Serie A. Era un calciatore considerato finito a 24 anni. Con la casacca biancorossa dei Potters sta tornando a segnare, come un forsennato.
Arnautovic è uno di quei talenti purissimi e originali che non sono catalogabili né paragonabili così facilmente a niente che si sia già manifestato sui campi di gioco. E proprio in virtù di ciò, Marko Arnautovic ha ritenuto di poter fare qualunque cosa che gli passasse per la testa. Sbagliando. E poi mettici tutti quei maledetti infortuni. All’Inter ha lasciato l’amaro in bocca, nei campionati della Mitteleuropa ha alternato luci accecanti a ombre vistose. A Stoke-on-Trent, dove è arrivato già nel 2013, spera nel definitivo riscatto.