Assolto sul caso Ruby. I giudici della Seconda Corte d’Appello di Milano hanno assolto Silvio Berlusconi, imputato per concussione e prostituzione minorile nel processo Ruby, per entrambi i capi di imputazione: non vi è stata né l’una né l’altra, giudicato non colpevole “perché il fatto non sussiste” e “perché il fatto non costituisce reato”. L’ex presidente del Consiglio, che in primo grado era stato condannato a 7 anni , ha atteso la sentenza all’istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, la struttura specializzata per l’assistenza ai malati anziani di Alzheimer, dove svolge l’affidamento in prova ai servizi sociali. Per il momento ha solo detto “grazie” a chi è andato fino a lì ad aspettare il verdetto della Corte.
Un processo nel processo
Una vicenda – questa legata all’allora minorenne di origini marocchine che, fermata per dei controlli su un presunto caso di furto, era stata affidata a Nicole Minetti (ai tempi consigliere regionale del Pdl) su intercessione dell’ex premier che aveva chiamato per questo il Capo di Gabinetto della Questura di Milano – che ha rappresentato un duro colpo per il Cavaliere, alle prese quattro anni fa con la frattura della sua coalizione animata da Gianfranco Fini e sostenuta dal grosso della stampa italiana.
Su Ruby – assieme alla vicenda “Noemi” e a quella delle escort per cui la procura di Bari ha chiesto in questi giorni il processo – si è costruito nel tempo un impianto di accuse che hanno scavalcato di gran lunga il presunto aspetto penale per investire l’allora premier dell’onta di essere “unfit” (copyright de l’Economist), inadeguato a guidare il Paese.
Sconfitto il teorema e il partito di “Repubblica”
Grande sconfitti dopo questa sentenza sono di certo il partito di “Repubblica”, il tribuno Michele Santoro e la procura di Milano. In calcio d’angolo si è salvato il Fatto quotidiano che alcuni giorni fa aveva moderatamente preso le distanze dalle richieste dell’accusa (sette anni) giudicate troppo severe. Un’assoluzione che segna un duro colpo per chi, dal punto di vista giornalistico e giudiziario, ha cercato di introdurre nel nostro sistema una sorta di “diritto morale” in luogo del diritto penale: una pericolosa tentazione e ossessione che ha contagiato parte dell’opinione pubblica e che ha contribuito a determinare – al netto delle enormi responsabilità del leader e della coalizione di centrodestra – quel clima che culminerà nella “sospensione” del governo Berlusconi per far spazio al disastro tecnico di Monti e soci.
Il nodo politico
Le ripercussioni di questa assoluzione non possono che essere anche politiche. Questa sentenza infatti animerà ancora di più la volontà di Silvio Berlusconi di continuare a sostenere il processo riformatore di Matteo Renzi. Si sa, del resto, come le preoccupazioni del Cavaliere e della sua famiglia si siano rivolte quasi esclusivamente nella difesa nei processi e nella tutela del patrimonio aziendale: e il rapporto con il premier per Berlusconi sembra essere l’unica assicurazione per tutelare il pacchetto. Non a caso i retroscena spiegano come il Cavaliere abbia detto ai suoi che con le misure di cui parla Renzi a proposito di riforma della giustizia il processo Ruby non sarebbe potuto nemmeno partire.
Dopo questa “vittoria” sarà molto più difficile per i “malpancisti” di Forza Italia – capitanati da Raffaele Fitto – chiedere un’opposizione più sostanziale al governo Renzi e una dialettica serrata su come procedono le riforme (Senato su tutte) che rischiano di mettere seriamente in minoranza il centrodestra. Sarà difficile perché il leader – alla fine di questo percorso – crede che sia possibile ottenere dalla stagione Renzi la grazia. E l’assoluzione di oggi renderà ancora più strutturale il patto del Nazareno. Patto che assomiglia sempre di più a una delega: carta bianca a Renzi…