Certe volte un pareggio scialbo, al limite del disastroso, concretizzazione su un campo di calcio dell’idea iperuranica della noia applicata al football, è santo e benedetto. Due pareggi scialbi e meno interessanti della recita del Rosario in lingua azera salveranno il calcio spagnolo. Per la Liga, per il titolo, per potersi definire Campeones sarà necessario uno spareggio. Anzi, il ‘solito’ spareggio. Da un lato il centralismo castigliano, dall’altro l’autonomia catalana. Da una parte il Barcellona, dall’altra – stavolta – ci sarà l’Atletico Madrid.
CULES vs MATERASSAI. Il Real Madrid ha ceduto e non può nuocere più alle due squadre che ambiscono al titolo spagnolo. Il Barcellona deve salvare una stagione al limite del disastroso, per gli standard altissimi cui ha abituato i suoi tifosi. I cules, come li chiamano specialmente in Castiglia. Il nomignolo che sottolinea la partecipazione popolare della gente catalana alle sorti di blaugrana. Cules perchè, assiepati sui muri di cinta dello stadio, ai tifosi le braghe lasciavano scoperto il deretano. Questo, però, succedeva una volta quando non c’erano ancora le tv. Però la storia rimane, perchè “Il Barça è più di un club“. Stavolta però, la sfida sarà difficile e diversa. Perchè i blaugrana dovranno affrontare l’Atletico Madrid. Colchonero vuol dire materassaio. La squadra veste gli stessi colori che venivano utilizzati per dipingere le tele dei giacigli su cui riposava mezza Spagna. I ‘materassai’, cambiando i colori sociali dal biancoblu al biancorosso, all’inizio della seconda decade del ‘900 sono passati alla storia come i fratelli poveri del Real. Al punto che, in terra di Spagna, quando si dice Madrid si intende direttamente Real. Nessun riferimento all’Atletico (che pure vincendo il titolo guadagnerebbe il decimo ‘scudetto’ della sua storia) meno che mai al ‘proletarissimo‘ Rayo Vallecano. Quella dell’Atletico è però una tifoseria passionale e orgogliosa che rassomiglia a quella del Manchester City. Per il Real (come per lo United fino a che c’era sir Alex Ferguson) possono tifare tutti, tanto vince. Amare l’Atletico, che vince molto meno e che è capace di sprofondare anche in B, richiede cuore, stomaco e attributi.
CATALOGNA vs CASTIGLIA. Di solito la sfida è Barça-Real. Anche se non c’è in palio nulla, rimane il ‘Clasico‘, proprio perchè è uno scontro tra due Spagne, o meglio, tra la Castiglia dominante e centralista e la Catalogna che anela l’autonomia politica e sportiva, rivendicando addirittura una “selecciò” propria. Uno scontro che va avanti anche in Nazionale e Del Bosque ha dovuto sudare sette camicie più per tenere unito lo spogliatoio che per vincere Mondiali ed Europei. Il Real, stavolta, non c’è. Poco male, perchè l’Atletico non è certo l’ultimo arrivato del calcio iberico ed europeo. Ha una storia che nasce autonomista (fondata da un gruppo di studenti baschi per farne una succursale castigliana dell’autarchico Athletic club di Bilbao) e che prosegue innamorandosi di Madrid e con il matrimonio-fusione con l’Aviacion Nacional al punto da inserire nel suo stemma l’Orsa Maggiore, con le Sette Stelle che simboleggiano le sette province confinanti con la capitale castigliana. L’Orsa Maggiore rivendicato come simbolo e ‘umanizzata’ nella raffigurazione simbolica della Castiglia a cui viene affidato il ruolo di guida della Spagna. Può esserci emblema più eloquente di questo? C’è abbastanza per convincere ogni catalano degno di questo nome a seguire l’incontro decisivo della Liga 2013/14. Se manca il Real, non mancano gli stimoli per il finale della stagione spagnola. In cui l’Atletico si è imposto come vera e propria ‘terza via’ al calcio spagnolo. Ma questa è un’altra storia.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=KxFTivgBE7s[/youtube]