«Nelle foibe c’è ancora posto». Non è una scritta anonima (e infame) su un muro. Ma è il messaggio lasciato sulla propria bacheca facebook da Leonardo Cribio, capogruppo della Sinistra per Pisapia in consiglio di Zona 9 a Milano. Un’uscita, che arriva in un momento in cui i negazionisti sulla tragedia delle Foibe non smettono di offendere la memoria dei tanti italiani che hanno perso la vita, che ha scatenato un putiferio in quanto trattasi di un esponente politico.
Cribio ha tentato di difendersi sostenendo che si trattasse di «frasi decontestualizzate, non mi riferivo ai martiri». Il post è stato cancellato, ma a fotografarlo è stato Alberto Belli, esponente della Lega Nord, che riportato foto e scritte. «Mi vergogno di sedere nello stesso consiglio con persone che esternano e istigano all’odio – afferma l’esponente del Carroccio – Auspico che la presidente del consiglio di Zona 9, e non solo lei, prenda provvedimenti».
Tra i post di Cribio riportati (poi cancellati) emergono frasi del genere: «Facebook cancella un mio stato perché qualche fascistello è rimasto turbato dalla verità sulle foibe». Oppure: «A tutti quelli che piangono per qualche infame finito nelle foibe. Un parente legato a mio nonno (partigiano e di famiglia socialista-comunista) fu fucilato in quanto fascista. Sai che vi dico? C…i suoi, giusto così. Peccato non l’abbiano ammazzato prima, il maiale, amen».
Il consigliere cerca di difendersi così: «Sono frasi decontestualizzate da una discussione che ho avuto con alcuni fascisti . Mi riferivo ai collaborazionisti. Da parte mia non c’era alcuna intenzione di offendere i martiri delle foibe. Sono frasi uscite in una discussione online con alcuni fascisti che strumentalizzavano il Giorno del ricordo».
Peccato che poi, sempre sulla sua bacheca facebook, Cribio abbia dimenticato di cancellare un altro post più che discutibile. Quello che ritrae l’ex presidente della Repubblica Sandro Pertini in compagnia del personaggio il cui regime è legato in maniera tragica al destino di migliaia di italiani infoibati: il maresciallo Tito.