Aveva un motto che sostanziò l’orizzonte dei suoi disegni: “La nostra identità è vincere”. Lezione dimenticata dai suoi eredi divisi in mille fiammelle. Ministro dell’Armonia, Richelieu della destra, Vicerè delle Puglie, inventore di Alleanza Nazionale, modello di parlamentare che produceva risultati concreti per il proprio territorio: a quindici anni dalla morte (l’8 febbraio 1999) Giuseppe Tatarella ha un posto di rilievo tra gli innovatori della politica italiana.
Era giornalista come nella migliore tradizione della destra che ha attraversato e superato il fascismo. Fondava testate che si richiamavano all’attualità: dalla identitaria Puglia Tradizione all’ultima, Millennio, orientata a indicare le rotte della destra per gli anni duemila.
Politico appassionato di Giuseppe Prezzolini, era legato alla forma partito novecentesca. Coltivava un profondo rispetto per tutte le culture politiche italiane, dalle quali cercava utili contaminazioni, anche realizzando convegni su De Gasperi, Salvemini o Gramsci. Era il più postfascista dei neofascisti. Rese la destra spendibile in una prospettiva governista. Fu nel 1994 il primo vicepremier proveniente da una formazione postfascista in Europa. Sognava una riforma della costituzione: ci andò vicino con la Bicamerale presieduta da Massimo D’Alema. (dal Corriere del Mezzogiorno -Corriere della Sera)