Non è un paese per giovani, l’Italia. Dopo le gite scolastiche, nel mirino dei tagli entrano i campionati sportivi studenteschi. L’Istruzione offre una manciata di spiccioli: 20 milioni, un terzo di quanto stanziato due anni fa, la metà dei fondi spesi l’anno scorso per un mini calendario raffazzonato e iniziato solo in febbraio. Per il Capdi, la confederazione dei diplomati Isef e laureati in scienze motorie, si tratterebbe della morte dell’attività sportiva scolastica. Ma non si tratta solo di questo. Perché i campionati studenteschi alimentano, da sempre, epopee di gesta esaltanti ed esilaranti, fratellanza e combattimenti, scontri e seduzioni, trasferte e goliardia. Esperienza preziosa per la formazione, oltre che ricco patrimonio di ricordi da custodire e tirare fuori, all’occorrenza, per scacciare, con l’allegria di un tempo, i momenti di sconforto che pure arriveranno. Sogni di vita vissuta che i sacerdoti del rigore sono pronti a cancellare con una solerzia degna di miglior causa.
Persa sul tavolino dell’Istruzione la prima partita, la palla passa allo Sport ma le ipotesi in campo – rinunciare ai campionati regionali e nazionali e salvare solo le fasi territoriali – sono sconfortanti, mediocri, desolanti come questo governo di quarantenni imbalsamati. Altro che forconi e partite iva, ragazzi miei. Qui c’è da scendere in piazza per difendere il diritto alla gioventù da un potere che vi vorrebbe tristi e addomesticati, che vi ha già rubato il futuro e ora minaccia anche il vostro presente.