È ricorso quest’anno il centenario di un’impresa storica per l’aeronautica cubana, che ci dà l’occasione di parlare di un personaggio interessante, per quanto scarsamente conosciuto. Si tratta del pilota Agustín Parlá Orduña, pioniere dell’aviazione cubana.
Era nato l’11 ottobre 1887 a Cayo Hueso, ossia l’isola di Key West, negli Stretti della Florida. All’epoca, la cittadina, la più ricca della Florida, era il centro della diaspora cubana negli Stati Uniti. Gli abitanti della vicina isola costituivano oltre la metà della popolazione e ne esprimevano spesso il sindaco, come ad esempio il figlio dell’eroe delle Guerre d’Indipendenza, Carlos Manuel de Céspedes, eletto nel 1876. Molti di loro, infatti, erano esuli che sostenevano la lotta per l’indipendenza dalla Spagna. Tra loro, vi erano anche i genitori di Parlá, amici e collaboratori dell’Apostolo di Cuba José Martí.
Dopo la fine della guerra (1898), si trasferirono all’Avana. Il giovane Agustín, lavorando come interprete dall’inglese nell’Hotel Perla, aveva conosciuto gli aviatori statunitensi John MacCurdy e Charles F. Walshen, maturando così la decisione di intraprendere questa avveniristica carriera. Nel 1911, tornò negli Stati Uniti per frequentare la Curtiss School of Aviation di Miami. Il 2 gennaio 1912, portato in volo sopra l’Avana dal collega Charles F. Walshen, fu il primo cubano a volare; il 9 febbraio compì il suo primo volo, venendo giudicato il primo del suo corso, e infine il 20 aprile ottenne la licenza di pilota. Fu il primo pilota cubano, dato che il militare Arsenio Ortíz (tristemente noto poi come sgherro del dittatore Machado) non aveva completato il corso, e che i suoi compatrioti Domingo Rosillo (nato in Algeria da genitori spagnoli) e Jaime González Grocier, di Cienfuegos, ottennero la licenza successivamente.
L’anno dopo, tra Parlá e Rosillo sarebbe stato ingaggiato uno di quegli epici duelli che hanno segnato l’Età d’Oro dell’Aeronautica. Era stato, infatti, messo in palio un premio in denaro di 10.000 pesos per l’attraversamento in aereo degli Stretti della Florida. Rosillo aveva compiuto la trasvolata il 17 maggio in circa due ore. Parlà, invece, aveva dovuto rimandare finché il 19 maggio, anniversario della morte in combattimento di José Martí, aveva deciso di partire comunque. Nonostante fosse sprovvisto di bussola, era riuscito a raggiungere le coste cubane, che riconobbe dalle palme, e ammarare presso Mariel, 50 km a occidente dell’Avana, dopo due ore e mezza di viaggio. Solo dieci giorni dopo aveva completato il tragitto, raggiungendo la capitale cubana.
Benché egli fosse arrivato secondo, l’impresa consacrò la leggenda di Agustín Parlá. Il 5 luglio 1913, con il suo apparecchio, entrò a far parte del Corpo d’Aviazione dell’Esercito di Cuba col grado di capitano, a cui si aggiunse, il mese successivo, quello di Capo degli Istruttori del Corpo Aereo. Il 24 settembre trasvolò le Cascate del Niagara, gesto immortalato dalla canzone di Antonio M. Romeu “Parlá sobre el Niagara”. Durante la Grande Guerra, fu inviato negli Stati Uniti per predisporre l’addestramento di piloti militari cubani da inviare nel teatro europeo, ma nell’agosto del 1918 lasciò la carriera militare per dedicarsi a quella commerciale. Non sarebbe stata l’ultima volta che il coraggioso aviatore rinunciava ad un incarico prestigioso, poco dopo averlo conseguito.
Il 20 maggio 1919 inaugurò il primo volo commerciale di Cuba, seguito 9 giorni dopo dal primo volo commerciale per gli Stati Uniti con l’aereo “Sunshine”, e dalla fondazione ad ottobre da parte del magnate Anibal J. de Mesa della Compañia Aerea de Cuba, di cui Parlá fu gerente generale prima di rinunciare qualche settimana dopo. Il 7 maggio dell’anno successivo compì il primo volo notturno sull’Avana, poi si ritirò essenzialmente dalla carriera di aviatore, come se pensasse di aver già dato il suo contributo.
Ancora nel 1935, rappresentò Cuba alle competizioni aeree di Miami. L’anno dopo fu nominato Ispettore Generale degli Aeroporti di Cuba. A quell’epoca divenne una figura di riferimento per i falangisti cubani, dopo che, nell’autunno 1937, viaggiò nelle zone liberate della Spagna, intrattenendosi con esponenti del governo nazionalista a Siviglia, Toledo e Salamanca. Per tutto il periodo del secondo conflitto mondiale, egli portò avanti l’opera di apertura di nuovi aeroporti e di modernizzazione delle strutture esistenti.
Quando, nel 1946, fu sollevato dal suo incarico, decise che la sua vita non poteva avere più senso senza il volo. Si suicidò schiantandosi con il suo aereo il 31 luglio. Il 4 luglio 1957, all’aeroporto di Key West, fu inaugurato un busto in suo onore. Ancora oggi, l’irrequieto aviatore è onorato su entrambe le coste degli Stretti della Florida come il Padre dell’Aviazione Cubana.
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