“A sort of homecoming” non è solo il titolo di una bellissima canzone degli U2, ma potrebbe essere consona al ritorno a casa dell’icona pop della smania globalitaria del pallone. Parlo di David Beckham e della mogliettina Victoria Adams, alias, Posh Spice che avranno certamente messo in conto il nuovo arredo professionale ed esistenziale del ritorno a Manchester. Storicamente va dato atto al ragazzo biondo di Manchester di aver indicato la strada degli Adoni-campioni. E dire che per tutti noi la bellezza, essenza o miraggio, passa e si avvizisce, ma non per tipi fichi e fini come i due ragazzi in questione: David e Victoria, come Brad Bitt e Anjolina Jolie non esisterebbero l’uno senza l’altra. Ancor più, Beckham ha rappresentato la rivincita dell’Adamo “pallonaro”, cioè il sogno mostruosamente proibito sussunto a film che, davvero, fu tuttountitolo: “Sognando Beckham”. Abitante di un mondo magico, da sogno, dove esser giovani e belli è attributo tecnico, alla stessa maniera del saper fare dribbling, tackle e colpi di testa, tuttavia, saldato a botte di twitter. Regola del dolce contagio fra campo e set, spogliatoio e studio televisivo, rotocalco e gossip in Beckham, non perché sia bello, ma perché sa far piacere una certa idea dominante di calcio globale, funziona, come una certa caramella di qualche anno fa. Che un autorevole quotidiano inglese abbia pubblicato, anni fa, una foto di David Beckham lasciando al lettore la libertà di dedicarsi ad un gioco di bambole consistente nel decidere quale casacca dovrebbe indossare nella prossima stagione. David Beckham è ancora cool: suggerisce niente, il fatto che Giorgio Armani abbia battezzato un modello di cardigan elasticizzato “Beckham jacket”? Per chi, consapevolmente o inconsapevolmente, applica le coordinate carsiche de La Società dello Spettacolo di Guy Debord, lucida profezia sull’avvento dello “spettacolare integrato” sull’essere e sui tempi. Dave è ora di tornare a casa.