Parentopoli: il Movimento 5 Stelle rischia di implodere sotto la dinamite della pratica più antipatica della “casta”. Due senatrici grilline sono accusate di aver assunto collaboratori a loro vicine: Barbara Lezzi ha assunto il figlio del compagno (ma oggi lo avrebbe licenziato), ma Vilma Moronese è riuscita anche a far meglio piazzando a Palazzo Madama direttamente il suo fidanzato. Entrambe hanno agito in barba ad ogni regolamento pentastellato ed anche al buon gusto dei politicanti di ogni genere e grado. Loro sono state accusate dai colleghi senatori e le deboli giustificazioni non hanno raggiunto il risultato sperato. Brandendo il regolamento come una spada, le due hanno detto di non aver infranto proprio nessuna delle regole che nero su bianco i 5 Stelle seguono pedissequamente: “E’ vietato assumere conviventi e noi non l’abbiamo fatto”, dicono, e allora c’è chi provoca annunciando una futura ed immediata causa di divorzio dalla moglie, così da poterla assumere “senza infrangere il regolamento”.
I senatori 5 Stelle ieri sera si sono incontrati per affrontare tutte le spinose questioni che assediano il gruppo. Parentopoli era al primo posto e durante la riunione, finita nottetempo, i cittadini che siedono in Senato se le sono date: urla, lacrime e metaforico sangue. Bisognava mettere i puntini sulle “i” e spiegare a tutti che il regolamento esiste, ma esclude le pratiche del buon gusto e quindi, magari, sarebbe bene non assumere fidanzati&co. Il tutto è avvenuto con religiossissime porte chiuse perché la trasparenza è un valore tanto quanto lo è lavare i panni in casa propria, lontano da occhi indiscreti. Claudio Messora, che ai 5 Stelle gestisce la comunicazione, ha detto che non ci avrebbero fatto una gran bella figura e allora tutti hanno spento le loro webcam: la parentopoli grillina è stata affrontata nel silenzio di stanze chiuse, proprio come a loro non piaceva. La nemesi colpisce.
Il loro apriscatole, infatti, sembra essere rimasto al suo posto, nel primo cassetto delle cucine romane dei senatori grillini. Arrivati a Roma, dopo alcuni mesi di ambientamento, le crepe di un movimento populista e autoritario sono emerse con una forza dirompente, tanto da mettere in dubbio la stessa lealtà al leader designato, Beppe Grillo. Piuttosto che aprire il Parlamento, i senatori (più dei deputati) rischiano di rimanere ingarbugliati nelle stanze del Palazzo. Il caso parentopoli è solo l’ultimo atto di una tragedia che va avanti da tempo: la diaria, i rimborsi, ma soprattutto la pratica politica. Adesso, stretto tra le ferree regole e il buonsenso, a Palazzo Madama si gioca il vero futuro del grillismo: alcuni senatori hanno un’idea precisa di movimento, altri sono fedelissimi di Beppe ed altri ancora vogliono far virare a sinistra tutta la truppa. Hanno bisogno di continue riunioni perché non riescono a far passare una linea comune senza scossoni, ma si dimostrano più realisti del re: discussione, silenzio e comunicati stampa senza sbavature. La politica ha vinto sull’anticasta perché alla tentazione di piazzare un fidanzato al Senato ci cascano anche loro.