E’ una Roma fantastica, magistrale. La truppa del sergente Rudi Garcia è stata capace di fermare il Napoli di Rafa Benitez, sconfiggendolo all’Olimpico davanti agli occhi della ‘sua’ leggenda vivente, il mitico Diego Armando Maradona.
Miralem Pjanic non poteva festeggiare meglio la (storica) qualificazione mondiale guadagnata pochi giorni fa con la sua Bosnia. Una punizione magistrale ed un rigore che buca Pepe Reina, lo spagnolo che seppe ipnotizzare, dal dischetto, il folle Mario Balotelli. Mica l’ultimo arrivato..
Quelli della Roma sono numeri davvero imperiali: iniziare il campionato con otto vittorie di fila (roba da leggenda), gol a grappoli (pure senza l’eterno Totti ed il sorprendente Gervinho la macchina non si inceppa), ed una difesa più blindata del caveau della Federal Reserve (solo sette gol incassati, da cinque partite il pirata De Sanctis torna a casa illeso…). Rudi Garcia, condottiero di una squadra che gli si sta dimostrando nei secoli fedele, deve gestire le grosse attese da parte dell’ambiente giallorosso che, ovviamente, si è letteralmente galvanizzato. E come dar torto agli innamorati della Maggica: se la Roma è l’unica squadra a giocare un calcio ‘presentabile’ in Europa e, perciò, devastante in un campionato di basso livello come è diventato quello italiano (la verità, purtroppo, fa male…), è naturale che arrivino risultati clamorosi come quelli che Totti, Strootman, Benatia, Pjanic e compagni stanno raccogliendo almeno in questo primo scorcio di campionato. Dominando, letteralmente, su molte delle squadre fin qui incontrate. Il Napoli ha provato a resistere ma se giochi contro undici indiavolati, precisi e puntuali come ingranaggi d’un orologio svizzero…
Intanto, i ragazzi di Garcia – dopo una cena ai Parioli per festeggiare la vittoria contro il Napoli che fa della Roma una legittima pretendente allo scudetto – hanno avuto ben tre giorni di libertà. Un ‘rompete le righe’ lungo che dimostra, in fondo, il volto umano, del sergente di ferro Rudi Garcia. E che suona come un premio, meritato, per i suoi ragazzi che con otto, magistrali, partitoni sono stati capaci di cancellare i due anni assurdi vissuti con Luis Enrique e Zdenek Zeman.
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