«Pensiamo a un giovane che vuol fare il geometra o il grafico, oppure aspira a lavorare nel mondo della moda, e chiediamoci se può fare a meno della materia che gli insegna a conoscere l’immenso patrimonio storico-artistico italiano e a padroneggiare il linguaggio estetico. La risposta è scontata, ed è per questo che trovo inspiegabile il sacrificio di una materia come la Storia dell’arte, oltretutto in una crisi economica nella quale ci sarebbe ancora di più bisogno di valorizzare le risorse migliori del nostro Paese». A dichiararlo, è Stella Targetti, assessore all’Istruzione della Regione Toscana che, con queste parole, ha motivato la sua adesione alla petizione online su firmiamo.it dal nome “Ripristiniamo la Storia dell’arte nelle scuole”.
Nel 2010, infatti, la Riforma Gelmini stabiliva che l’insegnamento della Storia dell’arte fosse abolita negli Istituti tecnici e professionali; nei licei a vocazione umanistica, invece, quali il liceo classico e psicopedagogico, veniva eliminata dai programmi didattici del triennio un’ora di insegnamento, mentre in quelli del biennio la Storia dell’arte spariva del tutto. Nel 2013, il Decreto Scuola varato dal ministro Carrozza, che pure prevede qualche stanziamento in favore di nuove assunzioni, introduce un’ora in più negli Istituti tecnici e professionali di insegnamento della Geografia (generale ed economica), ma non affronta l’argomento della materia artistica.
Per questo, gli insegnanti, sono tornati alla ribalta. Scontenti delle manovre firmate dalla Gelmini, a febbraio hanno lanciato la petizione su firmiamo.it, che ha già superato le 2mila firme, e ha trovato il consenso (nonché la firma) anche di Adriano La Regina (docente e archeologo italiano, nonché presidente dell’Istituto nazionale di archeologia e storia dell’arte), Salvatore Settis (archeologo e storico dell’arte, già direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa dal 1999 al 2010), Cesare De Seta (storico dell’arte e scrittore) e Rosi Fontana (fondatrice dell’Agenzia Rosi Fontana Press & Public Relations).
«È ormai nota a molti l’entità dei tagli subiti da questa materia in diversi indirizzi delle scuole secondarie e superiori – si legge nel testo della petizione – Nel Paese dei Beni Culturali per eccellenza, impedire ai ragazzi di maturare un’adeguata conoscenza del proprio patrimonio storico-artistico significa ostacolare una formazione culturale degna di questo nome, ma anche impedire la formazione di quel senso civico che tutti noi auspichiamo e che si sviluppa a partire dalla conoscenza e dal conseguente rispetto per quell’insieme di valori territoriali, ambientali, storici e artistici che chiamiamo Cultura. Se non si impara la storia dei luoghi e dei momenti che ci circondano, come si potrà capire chi siamo e maturare quel valore imprescindibile del rispetto per i luoghi e gli spazi comuni?».
L’appello, dunque, che è rivolto direttamente al ministro, ha però lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica tutta. Il nostro, infatti, è un Paese che sull’eccellenza artistica ha fondato la propria gloria. E, d’altra parte, è impensabile parlare di cultura senza agire sul piano della formazione che, in primis, avviene tra i banchi di scuola.