Aveva una bella faccia, Giuliano Gemma. E l’aveva prestata a decine e decine di personaggi cinematografici. Molti dei quali fanno parte del pantheon personale di chi scrive, e di tanti altri che sono stati bambini e adolescenti negli anni Settanta e Ottanta.
Ringo nell’epopea dello Spaghetti Western, il Robin Hood de L’arciere di Sherwood, Sonny nella commedia Anche gli angeli mangiano fagioli, con uno strepitoso Bud Spencer, Tex Willer in Tex e il signore degli abissi. Ma anche figure più drammatiche, come il maggiore Matis ne Il deserto dei tartari di Zurlini, il generale garibaldino ne Il Gattopardo, il prefetto Mori in Il prefetto di ferro di Squitieri, il fattore donnaiolo in Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli. E poi, ancora, tanti altri film e sceneggiati televisivi, affrontati sempre con impegno e professionalità.
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Non era un fuoriclasse dello schermo, Giuliano Gemma. Era un buon attore, con la faccia giusta per certi ruoli e la capacità, secondo gli addetti ai lavori, di essere umile e versatile di fronte alle richieste dei registi. Ha lavorato con tanti (Luchino Visconti, Dino Risi, Duccio Tessari, Michele Lupo, Tonino Valerii, Pasquale Festa Campanile, Luigi Comencini, Damiano Damiani e Dario Argento, oltre ai già citati Zurlini, Squitieri e Monicelli. E nessuno ha mai parlato male di lui, così come i compagni e le compagne di set.
Molti di loro, oggi, hanno voluto esserci nella chiesa di Piazza del Popolo, dove è stato dato l’ultimo saluto a Gemma. C’erano Giuliano Montaldo, Philippe Leroy, le bellissime Zeudi Araya, Ursula Andress e Barbara Bouchet, Fabio Testi, Ninetto Davoli, Franco Nero e Bud Spencer, altri due volti classici del genere Spaghetti Western. E l’amico fraterno Nino Benvenuti, ex commilitone e partner nel film Vivi o preferibilmente morti, del 1969. Con il quale condivideva anche le stesse simpatie politiche.
Davanti alla bara di Giuliano Gemma, vegliata dal picchetto d’onore dei vigili del fuoco (l’attore in gioventù era stato pompiere), accompagnati dalle note di Ennio Morricone sono sfilati decine di altri bei volti del cinema italiano che fu. Facce vere, senza bisturi né botulino, segnate dal tempo e dalla vita. E già solo per questo belle.
@barbadilloit