Una recentissima analisi elettorale marcata Tecnè pone l’accento su di un particolare dato del riassetto elettorale del centro-destra dopo governo Monti e Letta: se il bacino di voti di Pdl e Lega resta saldamente ancorato alle piccole partite iva (30% del flusso), preoccupante si fa l’affiatamento con casalinghe e pensionati (principali serbatoi del voto conservatore con il 32 e il 37% dei voti) e, drammatica, la desertificazione pressoché totale fra giovani e studenti (solo l’11% dei votanti).
Che significa? Diminuisce l’affezione razionale dell’elettorato d’opinione, frustrato dalla mancata rivoluzione liberale, dalla crisi dei consumi e dall’aumento costante della pressione fiscale. Nocciolo duro dell’elettorato di centro-destra si confermano invece casalinghe e pensionati: chi cioè ha il tempo fisico, la tranquillità economica e la memoria storica vicina alla story-life di Silvio Berlusconi. La televisione non c’entra: non tutti i product placement riescono davvero. Questo sì, per un motivo generazionale ed emozionale.
Emozioni che non toccano giovani e studenti, politicamente orientati altrove. Il che porta a due conclusioni: un centro-destra del tutto privo di futuro al di là della singola narrazione di un uomo ed una generazione di futuri elettori acriticamente ideologizzati, pronti a consegnare il proprio consenso al tipico sofismo liberal, capace di mettere insieme assistenzialismo, finanza buona, progressismo e decrescita (in)felice. Obamismo e renzismo uniti nella lotta, insomma.
Spunti buoni per chi, a destra, immagina di invertire la tendenza: con le primarie sì, ma magari, anche e soprattutto con la voglia di coinvolgere le nuove generazioni su di un patto di cittadinanza nuovo. Una nuova costituzione, una rifondazione totale del modello di convivenza sociale.